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Prima il rimpasto, poi la spallata: il piano di Renzi per far fuori Conte

Un Matteo Renzi tormentato, incerto. Oscillante tra due poli opposti nei quali in questi giorni il leader di Italia Viva si muove, ondeggiando senza sosta da uno all’altro. Far saltare il governo Conte, stroncarne la crescente popolarità ed evitare che la crisi economica di oggi si trasformi in un boomerang pericoloso per chi governerà domani. Ma, dall’altro lato, anche la paura di sbagliare mossa, di non essere capito dagli elettori, di essere messo con le spalle al muro da un Pd che a quel pungo gli imputerebbe l’aver trascinato il Paese alle elezioni a ottobre.

E così Renzi, pur battagliero nelle parole con tanto di ultimatum al presidente del Consiglio, si trova a ragionare su ipotesi meno drastiche del vero e proprio strappo. Come quella di un rimpasto di governo a giugno, che dia un segnale chiaro di discontinuità senza però traumatiche rotture. Anche perché nel frattempo Conte, non certo sprovveduto, ha iniziato a sua volta le manovre per garantirsi una sopravvivenza politica anche in caso di improvviso voltafaccia di Italia Viva, stringendo i rapporti con un gruppo di azzurri di Forza Italia pronti a saltare sul treno della maggioranza.Renzi si è trovato così a dover spegnere i bollori, pur lasciando trapelare tutta la sua insoddisfazione, la sua smania. Perché l’ex premier non vede l’ora di poter assestare il colpo di grazia definitivo al presidente del Consiglio, che considera una presenza estremamente ingombrante per quell’area di centro nella quale il leader di Italia Viva vorrebbe costruire il suo futuro consenso. E dove, però, non c’è posto per due contendenti di simile spessore.Giuseppe contro Matteo, una sfida che non potrà che avere a un certo punto un’improvvisa accelerata, fino alle estreme conseguenze. Non ora, però. Perché Renzi, oltre a trovarsi fuori da un governo a quel punto appoggiato da Berlusconi, rischierebbe anche di perdere qualche parlamentare spaventato dall’idea delle elezioni e pronto quindi a tornare all’ovile Pd. Meglio, allora, farsi forza e andare avanti per gradi. Per ora, accettando di ragionare su un rimpasto. Domani si vedrà. La spada, al momento, è solo riposta nel fodero.

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