Primi effetti, non certo da sottovalutare, della crisi di governo voluta a tutti i costi da Matteo Salvini, che porterà allo stop di una serie di provvedimenti inevitabilmente in stand by a causa della situazione politica. Si fermano così alcuni passaggi pure cari alla Lega e al suo Capitano, come il ddl Pillon sull’affido condiviso, in sosta al Senato. Ma anche norme che trovavano ampia condivisione tra i partiti, come la legge che introduce l’ora di educazione civica nelle scuole al posto dell’ora di Cittadinanza e Costituzione.
E pensare che proprio Salvini ne aveva fatto un suo cavallo di battaglia nei mesi scorsi. “Finalmente l’educazione civica torna in classe! Con la legge della Lega da settembre sarà di nuovo materia di studio obbligatoria, con 33 ore e voto in pagella. Vita concreta contro inutili polemiche. Promessa mantenuta, non si molla” esultava Salvini, non più tardi di 20 giorni fa. “Un traguardo necessario per le giovani generazioni perché sono i valori indicati nella Costituzione a tenere unito il nostro Paese. Il compito della scuola è di educare alla cittadinanza attiva, al rispetto delle regole, all’accoglienza e all’inclusione, valori alla base di ogni democrazia” commentava il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti.
Per entrare in vigore già dall’anno scolastico 2019-2020 la legge doveva essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale entro il 16 agosto. Ma ciò non è avvenuto. Il Senato, dopo l’ok della Camera, ha approvato in via definitiva il disegno di legge, lo scorso 1 agosto. Secondo il testo della norma l’insegnamento dovrebbe essere sostituito “a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge”. Ma secondo la Costituzione le leggi entrano in vigore solo dopo il cosiddetto periodo di vacatio legis, cioè 15 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Per questo ci sarà lo slittamento di un anno, e l’insegnamento non sarà nei piani di studio prima dell’anno scolastico 2020-2021.
L’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (Uncem) esprime “grande delusione e rammarico” alla notizia dello slittamento della legge. “Proprio i sindaci, assieme ad Anci, avevano guidato la mobilitazione per avere le ore di educazione civica in classe e sono molto delusi per questo quasi certo rinvio” si legge in una nota.
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