Matteo Salvini non ha mai davvero sporto querela contro Roberto Saviano, pur provando ad aggregarsi alla querela di Meloni, ma il giudice ha respinto la sua richiesta di costituirsi parte civile.
La vicenda riguarda l’epiteto “bastardi” che lo scrittore aveva affibbiato a entrambe le figure politiche per le politiche disumane sul soccorso in mare professate dal centrodestra.
Il giudice, in aula, ha motivato così il rifiuto: “Non potendosi ritenere l’onorevole Salvini danneggiato dalla stessa condotta che vede l’onorevole Meloni come persona offesa, trattandosi di condotta riferibile a lei sola, respinge l’istanza di costituzione di parte civile nel procedimento”.
Salvini deve pensare, a questo punto, di far partire un altro procedimento, sempre entro i tempi tecnici in cui è possibile presentare una querela.
Anche in questa occasione, Roberto Saviano potrà improntare la sua linea difensiva sul diritto di critica.
Sul processo in corso, invece, è clamorosa la decisione del giudice di non chiamare a testimoniare la stessa Meloni.
Come fa notare il legale dell’accusato: “Questo non è un processetto”, depositando una lista di testimoni che comprende ministri che si sono occupati di soccorso nel Mediterraneo: “Se non vogliamo le politiche del soccorso in mare dello schieramento sovranista non possiamo cogliere la natura della critica del mio assistito”.
Roberto Saviano ha annunciato la sua presenza in aula scrivendo con il consueto sarcascmo su Instagram. “Ironia della sorte: quando sono vittima i processi procedono lenti, quando sono imputato mettono il turbo”.
Saviano è a processo per aver detto, durante una puntata di Piazzapulita su La7, nel dicembre del 2020: “Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle ong. Taxi del mare, crociere… viene solo da dire bastardi. A Meloni, a Salvini, bastardi, come avete potuto? Come è stato possibile, tutto questo dolore descriverlo così? È legittimo avere un’opinione politica ma non sull’emergenza”.
Le udienze marciano a un ritmo serrato: “La prima c’è stata un mese fa, la seconda ieri” ha scritto Saviano su Instagram nella mattina stessa dell’udienza. “Pare che questo processo (che mi vede imputato) sia una vera e propria eccezione, perché di norma i processi in Italia procedono lenti, lentissimi. Pensate che dal 2008 sono coinvolto come vittima, nel processo per minacce mafiose che ho subito dal clan dei Casalesi; in quindici anni non si è ancora celebrato il secondo grado. Ironia della sorte: quando sono vittima i processi procedono lenti, quando sono imputato mettono il turbo”.
Fino a questo momento le udienze sono state rinviate per impedimenti vari, ma oggi le prove sono state ammesse e le questioni preliminari sono state risolte. Il processo entrerà nel vivo il prossimo 27 giugno.
Alla fine dell’udienza Roberto Saviano ha detto: “È stato escluso Matteo Salvini come parte civile, probabilmente temeva di essere messo in ombra dal primo ministro Meloni e quindi è andato in rincorsa per cercare di partecipare a questo processo. Ma non ci sarà. È stata solo una strategia come fa solitamente per cercare di avere solo clamore mediatico temendo che Meloni gli tolga il palio della visibilità”.
“Giorgia Meloni non sarà testimone in questo processo. Non è stata chiamata né dal pm né dalla parte civile e quindi io mi troverò a rispondere del reato di cui mi accusano e non avrò il confronto con Meloni che probabilmente teme una certa debolezza in questo processo, perché qualora ascoltati nel dibattimento dovranno comunque rispondere delle scelte politiche fatte in questi anni che sono poi la materia del mio giudizio nei loro confronti. Quindi è gravissimo il sottrarsi del primo ministro a questo processo”.