Tra il 2000 e il 2016 la produttività del lavoro in Italia è aumentata solo dello 0,4%, contro il 15% registrato in Francia, Regno Unito e Spagna, e il 18,3% in Germania. E’ questo il quadro desolante mostrato dall’Istat nel suo “Rapporto sulla competitività dei settori produttivi”, che riconferma la scarsa produttività del lavoro, uno dei grandi mali dell’economia italiana. Secondo il report, un unico segnale positivo si intravede nel 2018, dove anche se il dato è risultato in calo dello 0,1% nel nostro Paese, è rimasto comunque in linea con quanto registrato negli altri Paesi Ue per la prima volta dal 2013. Il rapporto ricorda che la crescita dell’economia italiana è rallentata nel 2018, con un +0,9% da +1,6% del 2017 e il divario nei confronti dell’area euro, cresciuta in media dell’1,8%, è tornato così ad ampliarsi dopo essersi ridotto nel biennio precedente.
Quanto all’industria, nel 2018 il fatturato manifatturiero è cresciuto del 3,2%, in frenata rispetto al 5% del 2017. E le indagini qualitative rivelano segnali di “incertezza crescente”. Circa un terzo del totale delle imprese, il 32,4% nel 2018 ha registrato infatti una situazione di “ripiegamento” e hanno subito perdite sia sul mercato internazionale che sui mercati interni. Quelle “vincenti” rappresentano il 24,3% del totale, in “sensibile riduzione” dal 34,3% dell’anno precedente. Sul fronte della competività, l’Istat evidenzia che “né il costo del lavoro né l’evoluzione dei prezzi sembrano avere svolto un ruolo di freno per il Paese”.
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