La costruzione dell’Europa passa attraverso programmi di cooperazione territoriale a carattere transfrontaliero, transanazionale o transregionale
Nel piano di programmazione economica 2014-2020 la UE ha stanziato 10,1 miliardi di euro per 107 programmi UE denominati Interreg: cooperazioni territoriali a livello europeo per progetti soprattutto focalizzati su soluzioni di green economy, per la ricerca e l’ innovazione e volti allo sviluppo delle reti di infrastrutture.
Il ruolo dell’Italia
L’Italia partecipa attivamente a questi programmi UE ed attualmente è coinvolta in 17 di essi per un totale di oltre 2 miliardi di euro di finanziamenti. I progetti di cooperazione sono portati avanti con paesi limitrofi come l’Austria, la Francia, la Slovenia o la Svizzera (sebbene non faccia parte della UE) ed anche con nazioni più lontane come la Germania, l’Ungheria, la Polonia,la Repubblica Ceca, la Slovacchia e la Croazia. A queste cooperazioni europee va aggiunto anche il programma di cooperazione con l’Albania e il Montenegro, Paesi in preadesione dell’Ue e non ancora parti integranti.
Questi strumenti – spiega Chiara Sumiraschi, economista del gruppo Clas – rappresentano un pilastro significativo della costruzione europea, dove l’Italia sta giocando un ruolo chiave, se si pensa che su 13 programmi transfrontalieri e transnazionali ben 8 Autorità di gestione sono Regioni italiane». Le Regioni coinvolte sono: Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Provincia autonoma di Bolzano, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Puglia e Sicilia: ognuna di queste ha all’attivo la partecipazione in almeno un programma mentre Veneto e Friuli Venezia-Giulia sono le più coinvolte con sette programmi UE ciascuna.
I programmi che coinvolgono il numero maggiore di regioni italiane sono tre: Central Europe, Mediterranean e Adriatic-Ionian, tutti e tre a carattere transnazionale. Il programma Central Europe cofinanzia attualmente 85 progetti di cooperazione. Spiega Luca Ferrarese, capo della Segreteria Tecnica del Programma: “Il principale vantaggio per i beneficiari è l’approccio congiunto per condividere problemi e sfide al di là dei confini nazionali. I progetti diventano così veicoli per lo scambio di buone pratiche, per ridurre le disparità regionali e creare nuovi posti di lavoro”. Il Programma Interreg Mediterraneo coinvolge invece 19 regioni italiane che hanno visto approvati tutti i 61 progetti presentati nell’ultimo bando uscito nel 2015.
Perché partecipare?
La risposta migliore ce la offre Francesco Peroni, assessore alle Finanze del Friuli Venezia-Giulia: “Il primo vantaggio derivante dalla partecipazione a questi programmi è quello finanziario, perché i candidati possono contare su risorse considerevoli, tra fondi Fesr e cofinanziamento nazionale. Ma non solo: il valore aggiunto è la collaborazione con territori confinanti che contribuisce a una maggiore coesione. Basti pensare che nella programmazione precedente grazie alla cooperazione con la Slovenia abbiamo avviato progetti di ricerca scientifica applicata nel settore sanitario e migliorato le infrastrutture di trasporto a vantaggio dell’intera collettività”.
Info utili
Se da un lato la partecipazione a questi programmi è un modo per attrezzarsi e fare fronte a sfide anche complesse che singolarmente non è possibile cogliere, dall’altro va tenuto di conto che la stesura e la presentazione dei progetti non è semplice poiché partecipano partner provenienti da Paesi diversi.
I programmi Interreg sono di svariate tipologie e i bandi nei diversi settori si susseguono piuttosto rapidamente. Possono richiedere la partecipazione le amministrazioni pubbliche, le agenzie di sviluppo regionale, le imprese, le Camere di Commercio, le Ong e le Università. Per maggiori informazioni è utile consultare il sito dell’Unione Europea, che alla voce ‘Contatti’ indirizza anche agli Sportelli presenti in Italia: https://europa.eu/european-union/about-eu/funding-grants_it