E se alla fine l’alleanza tra Lega e Cinque Stelle dovesse saltare davvero? Un’ipotesi che nel corso delle ultime settimane hanno rilanciato in tanti, convinti che la scadenza sia già fissata al prossimo 26 maggio, giorno delle elezioni europee nonché ultimo passaggio che Salvini e Di Maio affronteranno in tandem prima di cedere, sostengono i critici, alla tentazione di far cadere l’esecutivo. Un’idea che sostiene anche Roberto D’Agostino, che sulle pagine di ItaliaOggi ha delineato il futuro prossimo italiano dal punto di vista politico.
“Il problema è l’economia. Stiamo per saltare, ci siamo. Fino al 26 maggio non succede nulla, poi a urne aperte facciamo i conti”. Giornalista e fondatore di Dagospia, D’Agostino ha anche anticipato quello che succederà subito dopo: ci sarà un governo guidato da Carlo Cottarelli. “Se M5s va sotto il 20% alle Europee cambia tutto. E per Salvini sarà tosta decidere che strada prendere” ragiona D’Agostino.
“Il clima è cambiato. E dopo la luna di miele si torna tutti a casa, e ci sono le bollette da pagare, il mutuo, il lavoro che c’è e a volte non c’è, la busta paga che non basta ad arrivare a fine mese…”. Anche il tema dell’immigrazione, continua il giornalista, ha “sempre meno” importanza, “siamo a un passo dalla bancarotta”. Insomma, “è iniziato il processo di normalizzazione del loro innamoramento politico. E mo’ so cavoli”.
Se i 5 stelle crollano “l’ala movimentista da Beppe Grillo ad Alessandro Di Battista a Roberto Fico dirà ai governisti Di Maio, Casalino e Casaleggio di chiudere la partita. E per Salvini a quel punto sarà tosta”. “Si troverà davanti a un bivio”, prevede D’Agostino, “e non so quale strada è peggio. Può mettere in piedi un governo di centrodestra con Fratelli d’Italia della Meloni, con quel che resta di Forza Italia, e qualche responsabile dei 5stelle. Il problema è che poi deve intestarsi una manovra d’autunno da 40 miliardi, e 40 miliardi non ci sono. Che fa, mette nuove tasse e poi come lo spiega alla gente?”.
Da qui l’ipotesi di “un governo del presidente, magari con un Carlo Cottarelli premier, con il compito di tartassare il paese, un Monti bis. E poi si va al voto. A quel punto Mattarella a primavera 2020 scioglie il Parlamento”. Ma “la manovra lacrime e sangue sarà la prova provata che il governo del cambiamento è stato un disastro”.
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