Una regione che la maggior parte del suo fatturato lo doveva soprattutto al turismo. Chi ama il mare non può non essere andato almeno una volta in Puglia, nella quale in tempi diversi da quelli dell’emergenza Covid, nel mese di maggio si poteva assistere ad una stagione turistica già avviata, con vacanzieri provenienti da diverse parti del mondo che si aggiravano tra negozi di souvenir e ristoranti tipici salentini. Invece quelle che si vedono adesso in molte località del Salento sono immagini surreali. Per le vie di Otranto le saracinesche dei locali pubblici sono tutte abbassate. Strade quasi deserte e silenziose, senza turisti con macchine fotografiche al collo e villeggianti che si fermano a mangiare un gelato mentre si affacciano a guardare il mare. Hanno riaperto solo un bar, un ristorante, una pizzeria e un locale specializzato nella preparazione di pietanze giapponesi, il resto è tutto chiuso. Gli operatori del settore dicono di aver ricevuto la cancellazione di tutte le prenotazioni sino a luglio. Centinaia di telefonate che annullano viaggi e pernottamenti. Sino al 31 luglio non c’è più una prenotazione. Repubblica racconta nella sua inchiesta, una Puglia spenta, nella quale la speranza di una ripartenza sembra ancora un miraggio.
Al momento una ripresa sembrerebbe prevista nei mesi di agosto e di settembre, ma anche qui non tutti sono certi che riapriranno. Come tante città e paesi della Puglia, Otranto vive principalmente di turismo, la maggior parte dell’economia di questo paese gira intorno alle attività legate al mare. Ora è tutto fermo e qualche villaggio turistico potrebbe non riaprire per questa stagione. Ursula Caroppo, che ad Otranto ha una scuola di sub, ha costituito insieme ad altre 180 persone un gruppo di lavoro chiamato “Sviluppo e promozione” per poter delineare un piano di ripresa per tutte le attività: dalla ristorazione, alle strutture ricettive sino agli stabilimenti balneari. “Stiamo lavorando per definire delle proposte – ha spiegato la Caroppo – per rilanciare Otranto e le sue attività. Non ci fermiamo, ma ancora non ci sono certezze per questi settori. Intanto i titolari degli stabilimenti balneari hanno iniziato le pulizie ma non sanno quando e come apriranno. Così anche hotel e resort, si brancola nel buio, e qualche famoso villaggio ha deciso di non aprire”.
Dall’Adriatico allo Ionio la situazione è la stessa. “C’è un grande sconforto che si scontra sulla voglia di ripartire – spiega Matteo Spada, presidente dell’associazione Commercianti e imprenditori di Gallipoli – ma non vediamo segnali di riscontro dal governo”.
Nel centro storico di Gallipoli ben sette attività di ristorazione hanno chiuso i battenti. Hanno consegnate definitamente le chiavi dei locali. Si tratta di attività anche storiche che si occupavano di somministrazione di cibi e bevande. Non sono riuscite a superare questi mesi di chiusura e non hanno la possibilità di investire per modificare i locali.
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