Salvini ha fatto male i conti. Il suo amico Putin non può comprare i Buoni del Tesoro, i BTp italiani il cui differenziale con i Bund tedeschi, il famoso spread, sta mettendo a dura prova le banche italiane. «I fondamentali dell’economia italiana sono solidi – ha dichiarato il presidente russo – non c’è nessuna remora politica a comprare titoli di Stato italiani da parte del nostro fondo sovrano». Peccato che tecnicamente sia impossibile. Si tratta di una questione legata allo statuto del Fondo sovrano russo. Il National welfare fund è stato chiamato in causa come possibile salvatore del debito italiano ma non potrà fare la sua parte.
Come mai un Fondo sovrano non può investire in titoli di un altro stato? Non è esattamente così. Secondo lo statuto il National welfare fund della Russia può investire, con l’obiettivo di preservare il capitale in un’ottica di lungo periodo, in depositi bancari, azioni, quote di fondi, valute e anche titoli di Stato stranieri. Su ogni classe d’investimento, però, lo statuto del Fondo individua vincoli piuttosto stretti. Nel caso dei titoli di stato stranieri ad esempio c’è un elenco preciso di paesi i cui bond possono essere acquistati. In questo elenco in Europa figurano l’Austria, il Belgio, la Danimarca, la Finlandia, la Francia, la Germania, il Lussemburgo, i Paesi Bassi, la Spagna, la Svezia, il Regno Unito. Fuori dai confini del vecchio continente figurano addirittura Stati Uniti e Canada. Ma l’Italia non c’è.
No, spiacerà parecchio a Salvini e Conte ma l’amico Putin può fare ben poco in proposito. Lo statuto del National welfare fund russo prevede infatti che i titoli di stato acquistabili abbiano un rating di almeno AA- nella classificazione di Standard & Poor’s e Fitch o Aa3 nella classificazione di Moody’s. Rating che non è quello dei BTp italiani, recentemente declassati a Baa3 da Moody’s e con un merito di credito a BBB secondo Standard & Poor’s e Fitch. E serve poco polemizzare con le agenzie di rating come hanno fatto nelle ultime settimane sia Salvini che Di Maio, queste regole nella comunità degli investitori, in Russia come negli Stati Uniti, sono considerate intoccabili. Buon senso finanziario, insomma.
E’ anche vero che lo statuto di un Fondo sovrano non è una legge immodificabile e Putin potrebbe fare un favore interessato ai suoi amici sovranisti italiani. Se il blocco all’acquisto dei bond italiani fosse rimosso è interessante valutarne l’impatto, il valore dell’operazione. Il National welfare fund russo può impiegare fino a 77 miliardi di dollari, il 4,9% del Pil russo, in investimenti. Anche immaginando l’improbabile scenario in cui tutti gli asset vengano impiegati per acquistare Btp italiani, considerato il controvalore del debito pubblico italiano (2326 miliardi di euro) l’impatto sarebbe piuttosto modesto, comunque non in grado di influenzare in modo significativo l’andamento dello spread. Del resto nel corso della prima parte del 2018 lo spread è cresciuto per via del ritiro degli investitori esteri, che hanno in mano il 30% del nostro debito. Questi hanno ridotto la loro esposizione in BTp italiani per ben 66 miliardi da maggio ad agosto, praticamente una cifra simile alla capienza del Fondo sovrano russo.
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