Bocche cucite e teste basse nel Parlamento di Bruxelles. Il timore è che l’inchiesta cosiddetta Qatargate possa allargarsi a macchia d’olio e coinvolgere altri parlamentari. Intanto i giudici belgi hanno confermato l’arresto della vicepresidente dell’Europarlamento, Eva Kaili, accusata di “corruzione, riciclaggio di denaro e partecipazione ad un’organizzazione criminale”. Restano in carcere anche il suo compagno italiano Francesco Giorgi, assistente parlamentare di un altro deputato italiano non coinvolto nell’inchiesta, e l’ex deputato del Pd Antonio Panzeri. Dietro le sbarre anche Niccolò Figà-Talamanca che gestiva la ong ‘No peace Without Justice’, fondata da Emma Bonino.
Secondo la procura di Bruxelles ci troviamo di fronte a un “sospetto versamento di importanti somme di denaro e l’offerta di regali significativi (da parte del Qatar, ndr) a terzi aventi una posizione politica e/o strategica tale da permettere, in seno al Parlamento europeo, di influenzare le decisioni del detto Parlamento”. Si trovano invece agli arresti domiciliari in Italia la moglie e la figlia di Panzeri, all’interno della cui abitazione sono stati trovati centinaia di migliaia di euro in contanti. Rilasciato invece il padre della Kaili, fermato mentre cercava di lasciare un albergo della capitale belga con una valigia piena di contanti.
Libero “sotto condizione” anche Luca Visentini, segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati. Sempre la procura di Bruxelles rende noto che sabato sera è stato perquisito anche l’appartamento dell’eurodeputato socialista belga, di origini italiane, Marc Tarabella che però al momento non risulta indagato. Perquisiti anche gli uffici parlamentari di un assistente dello stesso eurodeputato e della collega belga Maria Arena. Perquisizioni a cui ha dovuto per forza partecipare, come prevede la legge belga, anche il presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola.
La stessa Metsola ha deciso di sospendere “con effetto immediato tutti i poteri, compiti e le deleghe di Eva Kaili nella sua qualità di vicepresidente del Parlamento europeo”. I magistrati brussellesi hanno fatto invece sapere che “nell’interesse dell’inchiesta, nessuna altra informazione verrà per ora fornita”. Un atteggiamento che fa pensare a nuovi clamorosi sviluppi dell’indagine. Secondo il presidente dell’intergruppo anticorruzione del Parlamento europeo, Daniel Freund dei Verdi, le accuse che stanno emergendo dimostrerebbero “con quanta aggressività i Paesi terzi cercano di esercitare influenza nella Unione Europea”.
Secondo Freund negli ultimi anni Bruxelles sarebbe diventata la seconda città al mondo delle “arti oscure” dopo Washington, per colpa dei numerosissimi lobbisti che la frequentano. L’Europarlamento inoltre non ha alcun potere decisionale che è tutto nelle mani della Commissione guidata da Ursula von der Leyen. Istituzione al momento non sfiorata dall’indagine, ma all’interno della quale iniziano ad alzarsi voci sui troppi funzionari che negli ultimi anni hanno lavorato con i Paesi del Golfo Persico.
Potrebbe interessarti anche: Di Maio: a rischio la sua nomina nel Golfo Persico dopo il Qatargate