I morti nel Mediterraneo restano un mistero. Un balletto di cifre che vede Salvini parlare di due, l’Unhcr di 402 e l’Oim di 307. Dati contrastati anche perché, semplicemente, non si possono contare con i corpi recuperati. Nel mare senza soccorsi e senza occhi ormai da mesi, i gommoni e i barconi vanno giù molto spesso senza testimoni e nessuno sa quanti scompaiono. L’unica indicazione è quella che arriva dagli eventuali superstiti dei naufragi, gli unici in grado di dire quanti erano a bordo delle imbarcazioni affondate.
Come scrive Repubblica, una lettura che contrasta con quella delle agenzie dell’Onu, Oim e Unhcr, che da mesi sottolineano come la rotta dalla Libia sia diventata sempre più pericolosa proprio per la mancanza di soccorsi e che il rapporto tra le vittime e le persone partite è in netto aumento (muore uno su cinque di quelli che tentano la traversata). “Meno partenze dalla Libia ma le morti nel Mediterraneo centrale nel 2019 (307) sono quasi uguali al 2018 (333) – ha twittato solo pochi giorni fa il portavoce di Oim Italia Flavio Di Giacomo -. Chiaro che attraversare il Mediterraneo è ora più pericoloso che mai e salvare vite in mare (e portare i migranti in un porto sicuro, non in Libia) dovrebbe essere la priorità numero uno”.
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