Non si amano, non si vogliono forse neanche troppo bene. Eppure Marco Minniti e Matteo Renzi si sono trovati a correre spalla a spalla, impegnati entrambi a raggiungere, e se possibile superare, quel Nicola Zingaretti che sembra ormai lanciato inarrestabile alla guida del Partito Democratico. All’interno delle fila dem non è un mistero che tra i due, nonostante la concomitanza di interessi, non ci sia alcuna sintonia. Al punto che l’ex premier avrebbe lasciato da solo il candidato alla segreteria, senza aiutarlo nella sua avventura.
Stando a quanto scrive Marco Antonellis per Dagospia, Renzi non avrebbe mai dimenticato le rivendicazioni di autonomia da pare dell’ex ministro dell’Interno per la sua candidatura e quanto lo abbia volutamente tenuto lontano dalla sua squadra, arrivando persino a mettere in dubbio il lavoro e l’autorevolezza di quanto fatto per lui dal plenipotenziario dell’ex sindaco di Firenze, Luca Lotti.
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Resta, sullo sfondo, l’ipotesi di un passo indietro da parte dello stesso Renzi, che potrebbe salire sulla scialuppa e abbandonare la nave dem che affonda nei sondaggi. Un Pd senza il toscano, però, non sarebbe più forte, anzi. I dati parlano di un possibile crollo di un ulteriore 10% nelle preferenze, uno scivolone verso numeri sempre più grotteschi. Un’ipotesi che lascerebbe a Zingaretti un partito “più di sinistra”, una sorta di Pds con il probabile ritorno dei vari D’alema e Bersani, e Renzi alla ricerca di alleanza al centro e nella destra moderata.
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Minniti, in tutto questo, sembra sempre più un uomo solo al fronte. Renzi non lo appoggia davvero. La sua candidatura, alla fine, non è neanche più così scontata. Resta, di fondo, l’idea che qualsiasi cosa accada i gialloverdi avranno comunque vita facile.
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