Un governo che non sa scegliere. O che forse, semplicemente, preferisce temporeggiare, come fatto d’altronde dagli esecutivi che l’hanno preceduto. Sono anni, infatti, che si attende che la Sogin (azienda di Stato incaricata di smantellare le vecchie centrali nucleari) renda pubblica la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), i siti adatti a ospitare il deposito delle scorie. Una prima mappatura era arrivata nel gennaio 2015, con la carta poi finita tra le mani dei ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico che hanno chiesto approfondimenti.
Nel frattempo sono passati due governi. L’ad di Sogin Luca Desiata, rivela l’Espresso, è in scadenza di mandato e nel frattempo tiene segrete le località scelte, così da permettere al governo di nominare il fortunato vincitore dopo consultazioni con gli enti locali. “Lasciamo che sia la politica a decidere”. Oggi all’Ambiente c’è Sergio Costa, ex comandante della forestale in Terra dei fuochi passato al M5S. E allo sviluppo (Mise) il vicepremier Luigi Di Maio. A guidare la commissione Industria del Senato
è il grillino Gianni Girotto, che un anno fa puntava il dito contro Calenda e Galletti per la loro incapacità di decidere ma non sembra, oggi, in grado di sbrogliare a sua volta la matassa.Nel complesso si tratta di un progetto da 1,5 miliardi, più i costi di gestione. L’attuale ad Sogin vorrebbe completarlo nel 2025 ma i più realisti indicano il 2030-2035, con spese totali oltre i 7 miliardi. La cautela è in parte comprensibile, considerando la delicatezza del tema (sistemare 95mila metri cubi di rifiuti radioattivi). Berlusconi nel 2003, per esempio, forte di una maggioranza solidissima in Parlamento provò a risolvere la questione sistemando le scorie a Scanzano Jonico in Basilicata ma fu bloccato dalla protesta popolare.
Mettere insieme le candidature della mappa Cnapi è complicato anche tecnicamente. Il deposito nazionale deve sorgere in zona a basso rischio sismico, lontano da centri abitati, distante dal mare, dai corsi d’acqua e da zone di ricerca o impianti di gas e petrolio. E devono anche esserci collegamenti stradali efficienti. Di Maio al momento continua a temporeggiare, anche per la spinosità del terreno su cui si muove. Nel frattempo, i debiti da acconti per attività nel nucleare sono schizzati da 256 milioni di euro nel 2016 a 531 milioni nell’ultimo esercizio Sogin.
Le norme europee vietano il traffico di rifiuti nucleari fra i Paesi dell’Unione, impedendo così la possibilità, discussa in passato, di una spedizione in Slovacchia dove Sogin ha una sede. Si pensa a un possibile accordo con Putin. Ma, visti i forti rapporti tra lo zar e Salvini, il rischio sarebbe far passare un’eventuale intesa come un successo tutto leghista, senza Stelle.
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