Un incontro di mezz’ora voluto da Mario Draghi, che ha convocato Matteo Salvini dopo quello che aveva tutta l’aria di essere un cortocircuito interno alla Lega sul fronte chiusure. Da un lato, infatti, il segretario continuava a invocare riaperture in tempi brevi, nonostante i rischi paventati dagli scienziati. Dall’altro, i ministri del Carroccio sembravano invece allinearsi con la linea più prudente già sposata anche da altri partiti. E allora, un faccia a faccia è diventato l’unico modo per riportare tutti all’ordine, facendo capire a Salvini che su certe cose è meglio evitare giochini.
La sensazione avuta da Draghi in queste ore, infatti, è quella di un Salvini a due facce, che rilascia dichiarazioni riottose alla stampa mentre i suoi parlamentari sono invece indirizzati verso posizioni ben più morbide. Una strategia che, però, il premier ha voluto stroncare sul nascere, onde evitare tensioni in un momento delicatissimo, con la crisi economica ancora violenta e le restrizioni necessarie per affrontare l’emergenza Covid-19. Da par suo, il segretario della Lega ha commentato l’incontro facendo buon viso a cattivo gioco: “Mi ha chiamato Draghi per parlare delle riaperture”.
“Noi siamo per la tutela della salute, ma con interventi mirati – ha sottolienato il segretario leghista – e in questo c’è sintonia con il presidente Draghi e son contento. Se c’è un problema in quella zona, in quella provincia, come ad esempio a Brescia, intervieni in provincia di Brescia, non è che fai il lockdown nazionale da Bolzano a Catania. Dunque chiusure mirate e un ritorno alla vita: se si può pranzare tranquilli, allora si può cenare tranquilli”.
Incalzato dai giornalisti sul “rigorismo” del governo, Salvini ha risposto: “Draghi rigorista? Chiedetelo a lui. Io non mi permetto di mettere in bocca ad altre dichiarazioni – ha risposto – Ma penso che ci sia voglia di cambiamento anche da questo punto di vista. Certo attenzione, cautela, se ci sono terapie intensive occupate non si scherza con la salute della gente. Però alcune norme di buon senso, quelle sui ristoranti ad esempio mi sembrano palesi: se sono sicuri a pranzo, allora lo sono anche a cena. E poi alcune realtà iper controllate come le palestre piuttosto che i teatri, allora perchè no?”.
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