Ancora una volta sono possibili scandali a far dormire sonni pochi tranquilli a un Matteo Salvini già alle prese con sondaggi non troppo accattivanti. C’è di mezzo, come all’epoca del Russiagate, la sua Lega. Al centro di una storia che ha visto dei soldi volare dalle casse pubbliche della Lombardia Film Commission a una serie di società private tutte vicine al Carroccio. E secondo le ricostruzioni fatte dagli investigatori, le somme sarebbero passate di mano quando a governare la Regione erano proprio i leghisti, prima con Maroni e poi con Fontana.
Una vicenda arricchita da elementi degni di un thriller televisivo, come la tentata fuga in Brasile di una persona citata in inchieste giudiziarie come prestanome usato dalla ‘ndrangheta. E sulla quale, come rivelato da L’Espresso, indaga la procura. Con la Guardia di Finanza già intervenuta nella sede della Lombardia Film Commission per acquisire documenti utili: nel mirino, la presunta compravendita a prezzo gonfiato di un immobile a Cormano, nel Milanese. Sostegni, l’uomo fermato mentre cercava di lasciare l’Italia, è considerato dalla procura di Milano presunto prestanome di Michele Scillieri, commercialista vicino al Carroccio e indagato assieme ad altri due professionisti.
L’inchiesta si muove in parallelo con quella genovese sui fondi della Lega. Il palazzo nel mirino è un edificio a nord di Milano valutato ottocentomila euro, soldi pubblici, stando ai primi accertamenti, spesi per comprare un capannone a Cormano che per gli inquirenti valeva la metà. Protagonisti dell’indagine, secondo il pm Stefano Civardi, Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri già finiti citati più volte nelle inchieste sui fondi del Carroccio. I primi due sono i professionisti di Bergamo ai quali Giulio Centemero, tesoriere e parlamentare della Lega, aveva affidato i conti del partito: sono infatti il revisore legale del gruppo al Senato e direttore amministrativo di quello alla Camera.
A Sostegni sarebbero stati consegnati 5 mila euro in contanti e gli sarebbe stato promesso di avere, in cambio del suo silenzio, 1.000 euro ogni 20 giorni. Ciò sarebbe avvenuto poco prima che venisse fermato. Il dettaglio emerge dall’inchiesta in parallelo con quella genovese sui fondi della Lega. A Sostegni, per cui è stata chiesta la convalida del fermo al giudice per le indagini preliminari, vengono contestate dai pm di Milano tutte le esigenze cautelari: il pericolo di fuga, quello di inquinamento probatorio e quello di reiterazione dei reati.
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