Un accenno di pace dopo una vera e propria tempesta. Quella che ha separato Conte e Salvini in queste ore, con il premier pronto allo scontro e arrivato a mettere addirittura in discussione la tenuta del governo nei prossimi mesi. Adozioni, nomine Rai, gli avvisi a Giovanni Tria, le stime di Confindustria. Tantissimi terreni di scontro, una crisi che si è acuita ora dopo ora. A provare a smorzarla è stato il leader della Lega, che ha parlato di “cassate”, con la “s”.
In particolare una frase riportata da Repubblica avrebbe fatto saltare i nervi a Conte. Un “qui comando io” attribuito a Salvini e che sarebbe riprova delle mire egemoniche del Carroccio sull’esecutivo. Di Maio ha provato a stemperare: “
Spero che non sia vera questa frase di Matteo Salvini che vedo su Repubblica: se fosse vera sarebbe grave. Uomini soli al comando che hanno fatto danni ne abbiamo visti tanti, spero che la smentisca”. Un augurio che viene poi ribadito da una nota del M5s che puntualizza: “Se c’è qualcuno che comanda per noi sono gli italiani”.La ferita, però, sembra esserci, e anche molto esposta. Salvini e Conte, alla fine, hanno cercato di far passare un messaggio di riappacificazione: “Al di là delle chiacchiere che posso fare con il presidente Conte davanti a un buon bicchiere di rosso, il governo va avanti, figurarsi se mollo” ha detto il Capitano, che con il premier ha avuto un faccia a faccia acceso in Toscana.
Un passo indietro, acqua buttata sul fuoco. Cercando di trovare un nemico comune su cui scaricare le colpe: Confindustria “Ci desse una mano, facesse delle proposte. Sui giornali ci attacca e poi chiede incontri. Io parlo tutti i giorni con piccoli imprenditori, artigiani, commercianti. Forse i grandi industriali erano abituati troppo bene dalla sinistra: qualunque cosa chiedevano gli veniva concessa. Ma Italia è fatta dai piccoli imprenditori, artigiani, commercianti. Non solo da grandi banche e imprese”.
Salvini cita la Meloni. O viceversa. La clamorosa gaffe dei due a Verona