La partita del Quirinale si fa sempre più complicata. L’elezione del nuovo presidente della Repubblica si avvicina. Entro un mese si conoscerà il nome del successore di Sergio Mattarella. E i partiti danno vita ad una battaglia politica senza esclusione di colpi. Al momento i due nomi più gettonati per il Colle sembrano essere quelli del premier Mario Draghi e di Silvio Berlusconi. Secondo un succoso retroscena pubblicato dal Corriere della Sera, il leader di Forza Italia sarebbe disposto a tutto pur di ottenere il suo scopo. Per questo avrebbe messo in campo una strategia che può essere definita “del bastone e della carota”.
L’intenzione di Berlusconi di farsi eleggere al Quirinale è più che mai forte in questi ultimi giorni. Gli sherpa del Cavaliere sono al lavoro da tempo per assicurare all’ex premier quella metà dei voti più uno necessari per farlo eleggere a partire dalla quarta votazione, quando sarà sufficiente la maggioranza semplice dei Grandi Elettori. Servirebbero 505 voti su 1009. Secondo i conti del pallottoliere azzurro, oltre a tutti i rappresentanti del centrodestra, ci sarebbero decine di altri elettori pronti a segnare il nome di Silvio Berlusconi sulla scheda.
Secondo quanto riporta il Corriere, da Arcore in queste ore starebbero partendo decine di telefonate, sia verso i responsabili del partito che all’indirizzo di singoli parlamentari indecisi. Alcuni di questi ultimi si sarebbero addirittura presentati “spontaneamente” per garantire il proprio appoggio a Silvio. Dunque, almeno sulla carta, Berlusconi potrebbe avere già in tasca i numeri per farsi eleggere al Quirinale.
Ma per convincere ulteriormente i parlamentari indecisi, Berlusconi decide di dettare anche le sue condizioni. In caso di una sua elezione al Quirinale, fanno trapelare da ambienti di Forza Italia, le elezioni anticipate prima della scadenza naturale del 2023 sarebbero sicuramente da escludere. In caso contrario, invece, e cioè se Draghi dovesse trasferirsi al Colle, il suo partito Forza Italia uscirebbe immediatamente dalla maggioranza provocando una quasi certa crisi di governo con annesse elezioni anticipate. E così, addio alla pensione per molti parlamentari che sanno già di non venire rieletti nella prossima legislatura.
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