Vai al contenuto

Rula Jebreal esclusa da Sanremo? Via dalla tv pubblica la macchina della censura!

Nuovo avvincente capitolo della saga Rai-Rula Jebreal. Dopo le polemiche e il polverone di questi giorni, e dopo che la giornalista ha spiegato il motivo dell’esclusione da Sanremo, l’amministratore delegato Fabrizio Salini ha convocato un incontro immediato con Teresa De Santis, la direttrice di Raiuno in quota Lega che è stata indicata come responsabile del no, e Amadeus. La Rai, dunque, sembra ora intenzionata a innestare la retromarcia su Rula Jebreal. Un vertice, spiega oggi il Corriere della Sera, per fare il punto (anche) sugli ospiti, come ha spiegato l’ad: “Le proposte della direzione artistica, già discusse con la direzione di Rai1, saranno oggetto, come di prassi, di un confronto con l’amministratore delegato, con il solo obiettivo di realizzare un grande Festival”.

Dall’entourage della direttrice intanto fanno sapere che non c’è stata nessuna censura a Rula Jebreal. E che il problema semmai è la mancanza assoluta di condivisione sulla composizione di tutto il cast da parte di Amadeus. Al punto che De Santis l’ha dovuto convocare a fine anno e poi il 3 gennaio per verificare indiscrezioni uscite sui media. Intanto sul Corriere si spiega come mai ad Amadeus era venuta in mente proprio Rula Jebreal: “L’idea era di parlare di violenza sulle donne, in mente c’era anche il proposito di leggere la poesia che Jacques Prévert ha dedicato alle donne (Sono quella che sono). Ma forse era troppo rivoluzionario Prévert, un uomo del ‘900 , per questi anni 2000 che guardano all’800…”.

Amadeus voleva dare un tocco internazionale con la giornalista che è la perfetta summa della società globale in cui viviamo (è palestinese con cittadinanza israeliana, naturalizzata italiana e ora vive a New York) e non immaginava ci potessero essere controindicazioni “di opportunità”. Secondo Repubblica comunque andrà a finire, del caso si occuperà il primo cda Rai del 2020 convocato per il 14 gennaio. Giorno in cui, per la quarta volta in due mesi, il board della tv pubblica proverà anche ad affrontare il dossier nomine rimasto impantanato nella disputa fra alleati di governo.

Sebbene ci sia già chi scommette che il cambio alla guida delle tre reti generaliste e del Tg3 slitterà ancora: alla riunione successiva in calendario per il 30 gennaio. Quattro giorni dopo il voto in Emilia Romagna. Dal quale, calcola la cordata leghista di Viale Mazzini, dipenderanno la forza contrattuale del Pd (che uscirebbe a pezzi da una sconfitta) e, a cascata, gli equilibri dell’emittente di Stato.

 

Ti potrebbe interessare anche: Salvini difende Trump, ma stavolta anche i leghisti gli si scagliano contro