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“Così Putin sta controllando il mondo”. Dagli Usa all’Italia: tutte pedine

Un organismo del Congresso a guida repubblicana ritorna sull’interferenza della Russia nelle elezioni per la Casa Bianca. L’indagine consegnata al Congresso ha scoperto che i “falsari” della Internet Research Agency (Ira), l’organizzazione di San Pietroburgo formalmente privata ma gestita da un imprenditore molto vicino a Putin, hanno usato tutte le piattaforme digitali e persino quelle a pagamento per diffondere fake news e alimentare discordia. Ora si parla di guerra mondiale dell’informazione.

I due rapporti (New Knowledge, l’azienda di DiResta che ha lavorato coi ricercatori della Columbia University, e quello redatto dagli analisiti dell’università di Oxford insieme a un’altra società specializzata, Graphika) vanno molto al di là della conferma ufficiale dell’interferenza del Cremlino nelle elezioni del 2016: un fatto sempre negato (o messo in burla) da Donald Trump.

I documenti convergono nel descrivere un quadro ancor più allarmante tanto per quello che è avvenuto durante la campagna presidenziale, quanto per la massiccia opera di disinformazione continuata anche successivamente, nel 2017 e oltre, attaccando gli investigatori Usa (soprattutto il superprocuratore Mueller e l’ex capo dell’Fbi, Comey) e allargando la platea dei social bombardati con false informazioni e messaggi propagandistici mirati. L’organizzazione di San Pietroburgo ha usato tutte le altre piattaforme digitali, da Snapchat a Tumblr, da Pinterest a Reddit, per diffondere fake news e alimentare discordia.

Anche i social minori: hanno audience più limitate, ma sono più vulnerabili, privi di controlli di sicurezza efficaci. I manipolatori russi hanno usato perfino piattaforme di pagamento come PayPal per organizzare marce e proteste. Instagram, fin qui poco considerata nelle indagini, emerge come lo strumento sul quale l’Ira ha riversato con maggiore efficacia i suoi messaggi dirompenti, soprattutto dopo che Facebook e Twitter hanno aumentato la sorveglianza sulle loro reti.

I guerrieri cibernetici russi non si sono limitati a favorire Trump con messaggi di sostegno indirizzati ai suoi possibili elettori o denigrando Hillary Clinton. Hanno anche cercato di tenere i neri in grande maggioranza democratici lontani dalle urne con messaggi miranti a provocare disaffezione e fornendo loro informazioni sbagliate sulle modalità di voto. La cosa è politicamente rilevante perché, come ha rilevato la Naacp, la principale lega per i diritti civili delle persone di colore (che ha anche promosso una settimana di boicottaggio di Facebook), nel 2016 il numero di votanti afroamericani è calato per la prima volta da 4o anni a questa parte.

L’Ira ha continuato ad alimentare la discordia razziale anche dopo le presidenziali e ora sta mettendo nel mirino gli ispanici puntando a inasprire le dispute sugli immigrati clandestini. Capito con grave ritardo quanto stava accadendo, e dopo aver minimizzato la crisi, Facebook, Google e Twitter avevano promesso di correre ai ripari. In parte lo hanno fatto, ma le falle chiuse su un fronte si sono riaperte altrove. Il Times, intanto, segnala tracce di pesanti interferenze anche in Italia, Gran Bretagna e Brasile e gli analisti sono certi di attacchi russi in occasione di vari referendum, dalla Spagna alla Macedonia. In questo modo, Putin sta conquistando la sua egemonia.

 

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