Nuova polemica sull’uso dei termini razza e etnia, dopo la bufera politica scoppiata dopo le parole pronunciate dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Stavolta succede in una scuola elementare di Roma. A far esplodere la rabbia di alcuni genitori dei piccoli alunni della seconda elementare dell’Istituto comprensivo Borsi-Saffi a San Lorenzo è stata una domanda contenuta in un questionario proposto proprio ai genitori allo scopo di individuare in tempo gli alunni con disturbi dell’apprendimento.
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Il questionario della scuola elementare di Roma sulla razza
“Di che gruppo etnico o razza è il bambino?”. È questa la domanda contenuta nel questionario, consegnato lunedì scorso, che ha fatto esplodere la rabbia dei genitori degli alunni della seconda elementare dell’Istituto comprensivo Borsi-Saffi, situato nel popolare quartiere di San Lorenzo a Roma. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, la protesta è partita da un gruppo di mamme e di nonni.
A far storcere il naso ai parenti dei piccoli studenti della scuola elementare di Roma è stato proprio l’uso del termine “razza” nel questionario sul “comportamento del bambino”. Si tratta di un test standard, messo a punto dal centro clinico Marco Aurelio. Il suo scopo è quello di individuare in tempo utile per aiutarli tutti quei bambini dislessici o disgrafici. Per loro sono previsti dei percorsi didattici particolari.
Insomma, non è il questionario in sé a preoccupare i genitori degli alunni della seconda elementare di Roma, ma solo quella domanda in cui si parla di razza. E allora, dopo le proteste, nella nuova versione del test questo termine è stato sostituito dal più politicamente corretto “nazionalità”. Domanda diventata inoltre “opzionale”. Il centro clinico Marco Aurelio si affretta a porgere le sue scuse per l’inconveniente. Mentre i vertici dell’Istituto comprensivo Borsi-Saffi assicurano che non c’erano finalità razziste nelle loro intenzioni.
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