Se il protocollo sui dieci giorni di lutto per la morte della regina Elisabetta e la proclamazione del nuovo re, suo figlio Carlo III, procede secondo i piani, altrettanto non si può dire sui dettagli del cerimoniale per l’incoronazione.
Tra poche ore il nuovo re d’Inghilterra, Carlo III di Windsor, parlerà alla Camera dei Lord nel consueto discorso di presentazione ai rappresentanti di entrambe le camere (la Camera dei Comuni, i cui rappresentanti sono eletti dai cittadini, è preclusa ai reali come simbolo della separazione dei poteri della monarchia costituzionale).
La proclamazione, avvenuta già sabato scorso 10 settembre, è una cosa diversa dalla cerimonia di incoronazione. Il trono d’Inghilterra non può, infatti, essere lasciato vacante, ma sulla data e i dettagli della vera e propria cerimonia ufficiale d’incoronazione ci sarà da attendere.
L’ultima cerimonia, come sappiamo, è avvenuta 73 anni fa e nessun maestro di cerimonia è più in vita per poter raccontare come si arrivò a determinate scelte. Quello che si sa è che passò un anno dalla morte di re Giorgio VI, mentre pare che in questa occasione sarà rispettato un minimo di tre mesi dalla morte di Elisabetta II.
Tre i nodi principali: la regina consorte, Camilla, sarà contestualmente incoronata come tale come accadde per Giorgio VI, ma non fu seguito da Elisabetta per Filippo? Cosa sceglierà di fare il nuovo re?
C’è poi la questione del baldacchino che ospita l’unzione del monarca: secondo il cerimoniale deve avvenire al riparo dagli occhi dei comuni presenti. Un sostenitore della trasparenza della monarchia come Carlo, accetterà che il tutto avvenga in privato? Ci sarebbe poi da capire dove andrà preso l’olio dell’unzione, perché i suoi storici produttori chiusero diversi anni fa.
Ultimo nodo, molto spinoso perché esprime un problema geopolitico: il trono ligneo di Edoardo I sul quale deve sedere il regnante appena incoronato possiede la Pietra di Scone, come simbolo della fedeltà scozzese. La reliquia sacra fu restituita alla nazione di appartenenza nel 1996, con l’accordo esplicito “quando non in uso per incoronazioni”. Con le turbolenze seguite alla Brexit, gli scozzesi rinnoveranno la loro sottomissione anche con un atto simbolico come quello della restituzione?
Sono i dubbi simbolici, con evidenti ricadute concrete, che attendono una monarchia ancora così formale nel 2022.