Mentre Di Maio è alle prese con complotti, manine e manomissioni del decreto fiscale, nel Movimento scoppia un nuovo caso relativo al reddito di cittadinanza. Come abbiamo imparato a capire (con questo governo si fa fatica a capire i numeri veri) il reddito ha una dotazione di 6,7 miliardi di euro per il 2019 e si propone la riduzione di 2,2 milioni di poveri entro l’anno successivo. L’effetto “collaterale” per un governo nato per volontà di Matteo Salvini e dello slogan “prima gli italiani” è che questo sussidio possa alla fine beneficiare in misura maggiore i non italiani “premiando” fino a un milione e mezzo di stranieri. Come? Ah, che beffa per i gialloleghisti.
Il conto è presto fatto. Secondo l’Istat in Italia ci sono 5 milioni di poveri, di cui 1,6 milioni di stranieri residenti. Il reddito di cittadinanza dovrebbe applicarsi anche a loro. Il vincolo dei 5 anni di residenza non si applicherebbe ai cittadini Ue tra i quali spiccano rumeni (1,2 milioni), polacchi (circa 100mila) e bulgari (circa 60mila). Violare il principio comunitario di non discriminazione comporterebbe lo stop da parte della Corte Costituzionale. E allora…
Le statistiche della Caritas e della Fondazione Migrantes corroborano la tesi di un reddito di cittadinanza favorevole ai non italiani. Una famiglia italiana su venti risulta povera mentre tra gli stranieri in Italia quasi una su tre. Dal 2010 al 2016 l’incremento maggiore di povertà ha riguardato i residenti provenienti da Paesi Ue (dal 35,4% al 48,5%), seguiti dai cittadini originari di Paesi non-Ue (dal 43,5% al 54%). Anche le statistiche occupazionali evidenziano che gli stranieri in cerca di occupazione sono 415.229, dei quali 283.837 di nazionalità non-Ue e 131.392 di nazionalità Ue.
Tra gli extracomunitari le comunità più numerose sono quella marocchina (500mila persone), albanese (440mila) e ucraina (250mila) che dunque non possono essere escluse a priori se gli individui risiedono in Italia da più di cinque anni. Come ricordato dal vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, diventerebbe difficile escludere anche i residenti degli Stati con cui l’Italia ha convenzioni nella sicurezza sociale e tra queste ci sono Tunisia, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia. Questi ultimi Paesi, assieme alla Romania e all’Ungheria, sono quelli di provenienza delle comunità sinti e rom ove mai i loro appartenenti non avessero già la cittadinanza italiana.
Moltissimi immigrati negli ultimi anni hanno acquisito la nostra cittadinanza. Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, di questi 202mila immigrati che hanno ottenuto la cittadinanza italiana ben 184.638 sono extracomunitari. Ne consegue che la platea di 1,5 milioni di persone potrebbe essere addirittura sottostimata. Non è un caso che la Caritas abbia invitato il governo a non eliminare il Rei (reddito di inclusione) i cui fondi saranno usati per il reddito di cittadinanza.
Tutto questo per non “assestare un colpo fatale alla possibilità di avere politiche incisive contro la povertà”. È chiaro che 6,7 miliardi non bastano per tutti i poveri. E, conti alla mano, ne deriva che di questi “famosi” 6,7 miliardi destinati al reddito di cittadinanza, agli italiani andrà solo la metà. Immaginiamo la gioia di Salvini…