Gli agenti della guardia di finanza di Messina hanno denunciato 25 persone e sequestrato 330mila euro complessivamente riscossi dagli indagati. Almeno 20 boss condannati definitivamente per mafia, o loro familiari, avrebbero infatti incassato illegittimamente il reddito di cittadinanza. I mafiosi indagati appartengono ai clan più importanti della città di Messina: dai Santapaola-Romeo ai Batanesi-Bontempo Scavo fino ai Cintorino. Il decreto di sequestro è stato emesso dal gip della città dello Stretto che ha accolto la richiesta della Procura guidata dal procuratore Maurizio de Lucia.
Tra le attività illecite per cui i soggetti coinvolti nell’indagine risultano essere stati condannati, spiccano le estorsioni, l’usura, il traffico di sostanze stupefacenti, il voto di scambio, il maltrattamento e l’organizzazione di competizioni non autorizzate di animali. Reati omessi dai familiari dei boss condannati nel momento in cui è stata presentata la domanda di sussidio.
Il reddito di cittadinanza, infatti, è riconosciuto ai nuclei familiari che, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata dell’erogazione del beneficio, siano in possesso dei requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno, reddituali e patrimoniali previsti dalla legge e che non siano stati condannati, nell’ultimo decennio, con sentenza passata in giudicato, per reati di mafia.
Sul fronte reddito di cittadinanza un altro caso che fa scalpore oggi è quello relativo a un uomo di Piacenza che aveva richiesto e ottenuto il bonus pur avendo conseguito, negli ultimi quattro anni, vincite online per oltre 300mila euro, frutto di quotidiane giocate ai video poker e scommesse in genere. L’uomo è stato segnalato all’Inps dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Castel San Giovanni (Piacenza) e denunciato. Questi ultimi casi si aggiungono a una lunga lista di falle del meccanismo del reddito di cittadinanza che deve essere assolutamente rivisto e riorganizzato, a partire del flop navigator, uno stipendificio intollerabile.
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