Il Referendum sul taglio dei parlamentari è stato un bel banco di prova per l’Italia. Come è ormai noto ha vinto il Sì, con una maggioranza schiacciante. Epperò subito dopo si è iniziato a parlare di “popolo del No”, come se ci fosse un grande bacino elettorale da andare a prendere. Come se quel quasi 40% che ha detto No potesse essere raccolto da un solo soggetto politico. Ma la questione è un’alta: è capire, prima di tutto, chi è questo popolo del No, e chi ne fa parte. E chi è, al contrario, il popolo del Sì. A fare un’analisi dettagliata ci ha pensato Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera: “I favorevoli alla riforma sono più presenti nei comuni di dimensioni medio piccole rispetto ai capoluoghi, nelle periferie rispetto ai centri cittadini, nelle regioni del Centrosud rispetto a quelli del Centronord”.
Emerge dunque già un dato di provenienza: il popolo del No è quello delle grandi città del centronord, abitanti del centro e non della periferia. Inoltre: il No ha prevalentemente tra i suoi sostenitori persone di centrosinistra. “Nel Paese i Sì raggiungono un consenso più ampio tra gli elettori di 35 e 49 anni (72,9%), tra coloro che hanno la licenza elementare o nessun titolo (74,5%), tra gli operai (76,7%), le casalinghe (75%) e i ceti impiegatizi (74,6%), tra chi si informa esclusivamente (85,1%) o prevalentemente (73,9%) tramite la tv e tra le persone che dichiarano di non utilizzare nessun mezzo di informazione (76%) e tra quelli che si esprimono positivamente sul governo (75%)”.
Aggiunge Pagnoncelli analizzando ancora i dati del referendum: “Il No prevale solo tra gli studenti (51,6%) e ottiene maggiore seguito tra gli elettori più giovani (18 e 34 anni) con il 38,4%, tra i laureati (40,6%), tra gli imprenditori e i ceti dirigenti (40,7% tra coloro che si informano prevalentemente tramite Internet (41,5)— e, tra i
frequentatori dei soclal network, tra gli utilizzatori di Twitter (41,7%) rispetto a Facebook (32,3%) o Instagram (27,5)— e tra i critici nei confronti del governo (40,8%)”.
Dunque, il referendum ha evidenziato le consuete fratture territoriali e sociali, ma sarebbe semplicistico attribuire il Sì ai ceti popolari e il No ai benestanti. Nel fronte del No si è manifestato un voto emotivo, o “di pancia” come si suol dire, “una scelta finalizzata a contrastare il populismo, in una sorta di derby tra il populismo del Sì («mandiamoli a rasa») e quello del No («fermiamo i populisti»). E infine c’è chi ha votato contro la riforma per ragioni tattiche, con l’obiettivo di mettere in difficoltà il governo nel caso di affermazione del No”.
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