Sarebbe interessante capire, coi tempi che corrono, come si fa a non considerare i social network all’interno della normativa che regola il silenzio elettorale, quello che per legge dovrebbe accompagnare le elezioni italiane di qualsiasi tipo esse siano. Un vuoto normativo in cui sguazza da tempo Matteo Salvini, che anche nel caso dell’Umbria è tornato alla carica su Facebook proprio mentre i cittadini erano chiamati al voto per scegliere il presidente della Regione.
“Domani in Umbria facciamo la storia! Dalle 7 alle 23, basta una croce sul simbolo Lega e vinciamo!” ha scritto il leader della Lega. Non bastasse, ecco anche una diretta in cui Salvini esorta gli umbri: “
Potrete dare la prima ferma, solida, democratica, onesta, concreta risposta a questi chiacchieroni che si sono ricordati dell’Umbria ieri. Domani arriverà una lezione di libertà e partecipazione, come cantava Gaber, dall’Umbria e dagli umbri alla faccia di chi dice che non conta nulla, che non è un test nazionale”. A seguire, attacchi personali al “maleducato ex avvocato del popolo” Giuseppe Conte, nemico giurato di Salvini. Con successivo invito agli “elettori dei Cinque Stelle delusi: se volete continuare la vostra battaglia di libertà e onestà le porte della Lega sono aperte, noi non andremo mai con il Pd o con Renzi”. Insomma, un messaggio politico a tutto tondo in un momento in cui i candidati dovrebbero tacere.
Ma Salvini di fatto non ha violato alcuna legge. L’ultima modifica del testo, che risale al 1985, non comprende infatti social network. L’ultima modifica in tale senso riguarda le emittenti radiotelevisive private: Facebook, Twitter e compagnia sono invece zona franca, anche durante le operazioni stesse di voto.
Salvini ora ha un nuovo nemico: il capo della polizia Franco Gabrielli