Tutti la chiamano la “Zarina di via XX Settembre”. E adesso non si fa altro che parlare di lei. Perché? Diciamo che Renata Pavlov, questo il suo nome, ha diverse luci e molte ombre che si muovono tra le pieghe di questo governo gialloverde. “Negli ultimi anni è stata l’ombra stessa del ministro dell’Economia Giovanni Tria”. Il ritratto della altissima funzionaria, curriculum enorme e intrigante (che ora vedremo nel dettaglio), parte da un carattere forte, e gustosissimo. “Al ministero è arrivata lo stesso giorno in cui vi ha messo piede il ministro Tria, e ha preso subito possesso della stanza prima occupata dall’economista Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica dell’uscente Pier Carlo Padoan”.
Con Tria ha lavorato alla scuola nazionale dell’amministrazione (Sna) dirigendo un programma comune con l’Ocse per formare i quadri economici e burocratici dei Paesi del Mediterraneo. Tria ha fiducia piena in lei e la Pavlov impartisce ordini perentori, ritenuti non sempre appropriati. Nel curriculum della Pavlov, peraltro, spuntano un paio di trascorsi decisamente imbarazzanti per l’attuale governo. Vediamoli…
È stata per un anno e mezzo a Goldman Sachs nella sede di Bruxelles facendo relazioni pubbliche e lobbying rivolta alla Commissione europea e al Parlamento europeo. Goldman Sachs, il simbolo stesso del grande potere della finanza sul mondo. Non solo. Ha lavorato per due anni per il nemico numero uno del mondo sovranista: George Soros, di cui è stata tra il 2005 e il 2007 “consulente per gli affari europei e internazionali della Open Society Foundation.
La stessa Fondazione che sostiene le Ong e l’accoglienza dei migranti e messa nel mirino da Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Non solo, il suo vero nome non è questo. È originaria della Slovacchia e inizialmente circolava con una data di nascita diversa. Resta l’ombra anche su un master americano…
Lei dichiara di averlo conseguito nel 1991 a Philadelphia, ma il responsabile delle relazioni esterne dell’università ci tiene a precisare che tale Renata Pavlov (27 luglio 1966) non risulta nei loro database. Un altro caso Giannino? O un altro caso Conte? Forse le cose non stanno esattamente così e, anzi, invece di migliorare, la situazione si complica ancora di più quando le viene chiesto di chiarire.
È lei stessa a parlare e confida: “Io quel master l’ho ottenuto veramente. Solo che all’epoca avevo un altro nome e un altro documento, è per questo che non mi trovano negli elenchi. Ma non posso rivelare la mia identità, è una questione delicata e riguarda la mia famiglia”. Poi si scoprono contatti con i servizi segreti bulgari e il nostro governo che nel 2011 la mise sotto intercettazione. Insomma, non è un romanzo: ma è il cuore del nostro ministero dell’economia.
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