“Non esiste alcun piano allo studio riguardante operazioni di fusione di Stellantis con altri costruttori”. Il presidente John Elkann smentisce seccamente le voci sulle nozze con Renault che hanno tenuto banco nel week end. Unʼoperazione che, sottolineano gli analisti, dovrebbe scontrarsi con i vincoli antitrust e coi problemi sociali legati alla duplicazione degli impianti francesi.
L’alleanza potrebbe fronteggiare l’avanzata cinese
A dispetto delle smentite e dei “no comment” di rito, l’ipotesi di una grande alleanza resta suggestiva soprattutto per affrontare la sfida dell’auto elettrica imposta dalla UE e soprattutto della concorrenza delle case cinesi che con Byd hanno dimostrato che le macchine le sanno fare e anche bene. Del resto, Carlos Tavares, proprio nei giorni scorsi, ha indicato che l’industria dell’auto deve necessariamente affrontare una nuova fase di consolidamento perché lo scenario è cambiato. Produrre Bev – Battery electric vehicle – in modo competitivo richiede ingenti risorse e dunque la strada maestra, sono gli accordi industriali, tecnologici e le sempre difficili fusioni.
Per ora la fusione Renault-Stellantis è improbabile
Sebbene affascinante, comunque, al momento l’ipotesi di un patto tra Stellantis e Renault è pura speculazione. Da una parte si creerebbe un polo europeo, una sorta di Airbus dell’auto, dall’altra questa nuova ipotetica realtà avrebbe una trazione francese ma questo aspetto potrebbe, in linea teorica, essere mitigato dalla presenza in posizioni apicali del manager italiano Luca de Meo. E in ballo ci sono le sovrapposizioni dei 15 brand di Stellantis e dei marchi Renault (3 in totale con Alpine). 18 marchi e fabbriche sparse ai quattro angoli del globo, nonché accordi con case cinesi come Geely e Leapmotor.
18 brand sono troppi
Gestire un portafoglio di 18 brand, osserva il Sole 24Ore, pare una sfida impossibile per le inevitabili sovrapposizioni tra modelli e fabbriche. Stellantis con carnet di 15 marchi affronta infatti sovrapposizioni e gestisce modelli e brand su base geografica e nella sua galassia solo Jeep ha un copertura globale, gli altri compresa Peugeot non escono in buona sostanza dai confini dell’area Emea. Differenziare modelli e brand del resto costa cifre enormi e non è affatto facile distinguere il target, per esempio di una Peugeot 208 da una Opel Corsa o dalla terza gemella diversa Lancia Ypsilon e abbiamo citato tre modelli made in Saragozza basati sulla piattaforma CMP ex Peugeot che dà anche vita ad altri modelli come Alfa Romeo Milano, Fiat 600 e Jeep Avenger, tutti costruiti in Polonia. Stellantis ha in effetti troppi marchi e per fare un paragone il numero uno al mondo, Toyota ne ha quattro considerando oltre a Lexus anche Hino e Daihatsu. Volkswagen group ne ha dieci, ma il gigante tedesco si è espanso nei decenni scorsi sulla spinta gigantista voluta da Ferdinand Piech Ed era tutto un altro mondo.
Nella classifica mondiale troviamo il gruppo Hyundai con solo tre brand, mentre il gruppo Renault dispone di tre marchi: Renault e Dacia (dai valori distinti e ben riconoscibili) e Alpine, attiva nella nicchia delle sportive. Fondere due gruppi con un totale di 18 brand sembra essere una operazione lacrime e sangue perché e palese non possono sopravvivere tutti e mantenere fabbriche in sovrapposizione. In Stellantis, infatti questo problema è evidente, e si è deciso di procedere alla dismissione progressiva dei modelli basati su obsolete piattaforme ex Fca, utilizzare quelle più moderne ex Psa e puntare per i modelli nuovi basati su inedite piattaforme Stla. Più facile dunque, osservano ancora gli esperti del Sole 24Ore, che l’ipotetica operazione Renault Stellantis miri a condividere architetture, hardware e software. almeno finché, magari, non bussi alla porta un compratore cinese per blasonati marchi storici europei.