Tra i due c’è sempre stato un rapporto di amore odio. Non sono mancate nel corso degli anni le occasioni per esprimersi a vicenda stima e al tempo stesso rifiuto. Parliamo di una strana coppia: Matteo Renzi e Flavio Briatore. Che c’azzeccano (direbbe Di Pietro) insieme? Ebbene, il fondatore e leader di Italia Viva è stato ospite di Flavio Briatore al Billionaire di Riyad, in Arabia Saudita. A rivelarlo, forse inconsapevolmente, è lo stesso imprenditore cuneese, che ha pubblicato sul proprio profilo Instagram un video dal ristorante in cui compare l’ex presidente del Consiglio. Su di lui, un mese fa, Briatore aveva detto: “Lo voglio nella mia squadra (il “Movimento del Fare“, ndr) insieme a Matteo Salvini”. Sarebbe un triumviarato da brividi…
Tra i primi a commentare la notizia c’è stato Carlo Calenda: “Matteo Renzi e la sua cena in Arabia Saudita con il faccendiere Tommaso Buti e con Flavio Briatore? Urca! Mettiamola così: non credo che ci sia un rischio per la sicurezza nazionale, ma c’è un rischio per la reputazione personale di Renzi”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “24 Mattino”, su Radio24. Calenda poi aggiunge: “Trovo pericolosissimo che i due principali schieramenti italiani siano attratti da un lato dalla Cina, e cioè il M5s, e dall’altro dalla Russia, Salvini. Ma poi stiamo scherzando? Un partito deve avere per forza un interlocutore internazionale? Torniamo, per caso, al ‘Franza o Spagna, purché se magna’?”.
E in conclusione: “L’Italia è un grande Paese. Un partito non può cercarsi degli sponsor internazionali. Peraltro, è passata una norma sacrosanta, il decreto Spazza-Corrotti fatto dal M5s. Nella vita bisogna sempre dare atto a chi fa cose buone, anche se si tratta di avversari. E quella norma dice che non possono essere finanziati i partiti da entità internazionali”. Dicendo così, quindi, Calenda lascia intendere che quella di Renzi in Arabia non possa essere stata solo una cena tra amici…
Matteo Renzi era presente anche alla “Future Investment Initiative” tenutasi dal 29 e al 31 ottobre a Riad, sempre in Arabia Saudita. Renzi, ha scritto il Financial Times, era tra i “cinque presidenti e i capi di alcune delle più grandi banche e industrie di armi del mondo” che si sono ritrovati nella capitale saudita per la terza edizione della cosiddetta “Davos del deserto”. Da anni, l’Arabia Saudita conduce una guerra contro lo Yemen, e lo fa, peraltro, anche grazie alle armi italiane (nel 2016 l’autorizzazione alla Rwm Italia Spa a vendere 411 milioni di bombe aeree al regime saudita in guerra arrivò proprio dal governo Renzi). Un rapporto con i sauditi, dunque, che lascia più di un dubbio. Di sicuro non ci sono interessi sotto, ma, come dice Calenda, la reputazione è a serio rischio.
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