Il nuovo scontro alimentato ai vertici del Pd sembra confermare che il divorzio tra Matteo Renzi e il Partito Democratico è ormai vicino. Il macigno del referendum costituzionale perso nel 2016 (in cui parte del partito non lo appoggiò), a distanza di tre anni e di due passaggi elettorali (le governative del 4 marzo 2018 e le europee del 26 maggio 2019), pesa ancora sulla possibile permanenza di Matteo Renzi.
Con l’elezione di Zingaretti alla segreteria del partito sembra essere giunto il tempo del momento zero: è l’ora di decidere e l’ex sindaco di Firenze pare avere le idee molto chiare. Alcuni dettagli emergono da degli spunti di Fabrizio Roncone pubblicati su Sette, il magazine del Corriere della Sera.
Alcuni retroscena raccontano che l’ex premier avrebbe già avviato alcuni contatti, in primis con il senatore di Forza Italia Paolo Romani e poi con la deputata Mara Carfagna. D’altronde anche quell’assonanza coi forzisti negli hashtag utilizzati nella guerra social a Salvini (#altraitalia – #altracosa) aveva già instillato il dubbio in buona parte del circolo mediatico.
Tra i progetti dell’ex primo cittadino di Firenze c’è la nascita di un nuovo partito, probabilmente d’ispirazione centrista: raccogliere e reinventare un nuovo gruppo, frutto delle esperienze politiche del passato e di quell’eredità ideologica propria della Democrazia Cristiana.
E Calenda? Anche lui, ex ministro di Renzi, potrebbe convergere in questo nuovo asse rivoluzionario del centro. Un blocco, però, potrebbe essere Maria Elena Boschi, sua fedelissima collega, che sarebbe infastidita dal contatto con la Carfagna: le perplessità espresse dall’ex ministra delle Riforme costituzionali inoltre, starebbero ostacolando la decisione definitiva dell’ex premier.
Il porto sicuro? Denis Verdini, ex Forza Italia, da mesi impegnato nello sviluppo di progetti comuni con il gruppo forzista alla Camera (Enrico Toti compreso). L’ufficialità? Si aspetta la fine dell’estate 2019, a settembre la decisione finale.
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