“Ho deciso di accettare l’invito che mi ha rivolto Matteo Renzi di partecipare sin dal principio, senza attese e tatticismi, alla fondazione di Italia Viva. Una casa dei riformisti e dei liberaldemocratici, libera dalle contraddizioni interne mai risolte nel Pd e fieramente incompatibile con forze sovraniste che è ormai velleitario pensare di poter arginare con logiche diverse dalla contrapposizione politica”. Lo dichiara Donatella Conzatti, senatrice di Forza Italia che passa così nella formazione di Matteo Renzi. E sembra che lei sia solo la prima…
Il partito di Renzi parte quindi da 41 parlamentari: 26 deputati e 15 senatori. Fra i senatori di Italia Viva c’è anche un acquisto tecnico come quello del socialista Riccardo Nencini che – poiché si presentò alle elezioni con il simbolo Insieme – potrebbe assicurare ai renzisti la possibilità di formare il gruppo al Senato.
Possibilità riservata dal regolamento di palazzo Madama solo ai partiti presenti sulla scheda elettorale. Fra i deputati spicca l’ingresso nel gruppo renziano di Gabriele Toccafondi, centrista eletto nel 2018 con la formazione dell’ex ministra Beatrice Lorenzin). Faranno parte di Italia Viva a Montecitorio, tra gli altri, anche Lucia Annibali, Michele Anzaldi, Matteo Colaninno, Silvia Fregolent, Gennaro Migliore.
Per quanto possa sembrare paradossale la scissione renziana oltre a indebolire il Pd (che ci rimette circa 2 milioni di contributi annui da parte dei parlamentari fuoriusciti) dimezza la corrente renziana nei gruppi dem anche se l’area del Pd che fa capo a Lotti e Guerini ad oggi può vantare 34 deputati e 19 senatori, fra i quali il capogruppo Andrea Marcucci riconfermato ieri. ll senatore Tommaso Cerno, ieri dato tra gli “scissionisti” rimarrà invece tra i dem.
Praticamente Renzi ora controlla sia il suo nuovo partito, sia il vecchio. Nicola Zingaretti intanto ribadisce: “Come è noto non faccio polemiche inutili. Bisogna riconoscere una semplice verità. Se si vuole fermare Salvini c’è bisogno di un grande Pd che sia il pilastro, il baricentro anche di un’alleanza più larga”.
E conclude, rivolgendosi al suo ex segretario: “Non si combatte né con le cerbottane né ignorando perché è forte. La Lega è forte perché intercetta e sfrutta la rabbia dei cittadini ma non dà risposte. Da qui la scommessa del governo Conte”.
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