Uno strappo definito, netto, tra Matteo Renzi e il suo ex partito, quel Partito Democratico oggi lontanissimo, quasi nemico. Nel mirino di affondi più o meno sarcastici andati in scena in occasione della Leopolda, kermesse che ha visto il leader di Italia Viva presentarsi così ai presenti: “Saremo al 2 per cento, va bene, ma cosa si perde l’altro 98?”. Poi, l’attacco ai dem, raccontato da Repubblica: “Ma come siete passati dalle Lettere di Gramsci al blog di Casalino?”.
Renzi si è lanciato in un analisi dei possibili scenari futuri, a partire dal ritorno alle urne: “Io credo che si voterà nel 2022, perché così vogliono i capi delle principali forze politiche, a cominciare da Letta che intende portare in Parlamento il suo gruppo di riferimento”. A stretto giro, “i dem resteranno a braccetto con i populisti 5S e noi non potremo che occupare uno spazio politico diverso”.
Il leader di Italia Viva ha poi parlato proprio di quello spazio: “Il centro non è un recinto di sigle o ambizioni personali, ma è il luogo in cui si va a prendere il consenso e vincere: accade in Francia, in Germania, accadrà da noi”. Renzi ha preso le distanze sia dai “sovranisti” che dai “populisti”, insomma, aggiungendo: “Salvini poteva entrare nel Ppe ma mi sembra che proceda in un’altra direzione, Meloni non va con la Le Pen perché la ritiene troppo moderata”.
Messaggi, invece, a Berlusconi: “Dopo l’apertura al reddito di cittadinanza, credo che Berlusconi abbia un obiettivo diverso dal competere per la leadership di una coalizione che non c’è più”. Non sono mancate voci fuori dal coro, come l’ex candidata alle primarie di Bologna Isabella Conti che ha ribadito: “Il nostro campo è il centrosinistra”. Una minoranza. Con Renzi a rincuorare, invece, i suoi: “Un’area di centro vale oggi il 10%, anche di più”.
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