“Oggi mi sento in colpa per non aver creduto a mio padre”. Queste le parole dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, sentito come testimone davanti ai giudici dell’VIII sezione penale del tribunale di Roma dove è in corso il processo Consip. Il fondatore di Italia Viva ha parlato così del filone di inchiesta che vede tra gli imputati, tra gli altri, anche suo padre Tiziano e l’imprenditore Carlo Russo: “In questa vicenda ho fatto il capolavoro di non credere a mio papà mettendo a dura prova il rapporto padre-figlio su una vicenda che politicamente non esiste”. (Continua a leggere dopo la foto)
“La vicenda vera non è Consip, ma è quella delle mascherine, quelli sono appalti importanti” ha detto Renzi. Aggiungendo poi: “Con mio padre ho avuto qualche discussione. Leggo su un quotidiano che mio padre avrebbe fatto un incontro in una bettola segreta e allora chiamo mio padre e alzo un po’ la voce”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Mio padre non me lo vedevo a fare il traffichino, e infatti gli unici soldi che ha preso sono quelli delle cause per le diffamazioni”. Alla domanda del pm Mario Palazzi su chi fosse il Luca a cui faceva riferimento, Renzi ha spiegato “era Luca Mirco avvocato di mio padre”.
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