Matteo Renzi non resta a guardare e soprattutto non si nasconde. Esce allo scoperto e fa valere le sue ragioni di fronte a quello che lui stesso definisce un “massacro mediatico”. L’inchiesta sulla fondazione Open – da cui sono scaturite perquisizioni in undici città italiane – è emersa nel settembre scorso quando a Firenze venne perquisito lo studio dell’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente della Open, indagato per traffico di influenze illecite. Tra i documenti che gli furono sequestrati, ci sarebbero i bilanci della Open e la lista dei finanziatori della fondazione. Open aveva sostenuto, tra l’altro, la Leopolda di Matteo Renzi. Secondo la procura di Firenza la Fondazione avrebbe agito come articolazione di partito politico.
“Aspetteremo con un sorriso la fine delle indagini, i processi, le sentenze, gli appelli. Noi ci fidiamo della giustizia: ci possiamo permettere di aspettare perché conosciamo la verità. Io credo nella giustizia, so che la giustizia arriva, prima o poi, scrive Renzi sui social. E ancora: “La decisione è stata presa dai pubblici ministeri di Firenze, Creazzo e Turco, titolari anche di altre inchieste: sono loro, ad esempio, ad aver firmato l’arresto per i miei genitori, provvedimento, giova ricordarlo, che è stato annullato dopo qualche giorno dai magistrati del Tribunale del Riesame. Ma il danno mediatico, e psicologico, ormai era già stato fatto”.
Poi Renzi precisa la questione da un punto di vista legale: “Chi ha finanziato in questi anni la Fondazione Open ha rispettato la normativa sulle fondazioni. Cosa facesse la Fondazione è noto, avendo – tra le altre cose – organizzato diverse edizioni della Leopolda. Open era una fondazione, non un partito. Sostenere il contrario per mandare 300 finanzieri a perquisire all’alba famiglie per bene, non indagate, colpevoli solo di aver finanziato in modo trasparente la politica, è sorprendente. E non era mai accaduto prima nella democrazia”.
Renzi infine si scusa “con le persone perbene perquisite perché colpevoli di aver contribuito in modo onesto alla politica”. Inoltre il leader di Italia Viva si dichiara “molto dispiaciuto che queste persone subiscano la gogna mediatica pur avendo seguito le regole con la massima trasparenza. Noi – ha concluso Renzi – abbiamo seguito le regole delle fondazioni. I due giudici fiorentini dicono che Open era un partito (!). Chi decide come si fonda un partito? La politica o la magistratura? Colpisce il silenzio di commentatori sul punto, decisivo per la democrazia di un paese. Tutti zitti?”.
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