A leggerla così, su due piedi, potrebbe sembrare niente più di una battuta. E invece, per quanto incredibile, è tutto vero: Matteo Renzi, l’ex presidente del Consiglio oggi leader di Italia Viva, ha sbagliato persona, denunciato un illustre sconosciuto con il quale non aveva mai avuto il piacere nemmeno di scambiare quattro chiacchiere. Nel voler querelare una giornalista del Fatto Quotidiano, il Rottamatore è stato tradito da uno scherzo del destino, un caso di omonimia, ma anche da una notevole dose di disattenzione che ha subito scatenato le ironie del web.
Renzi aveva infatti intenzione di sporgere denuncia nei confronti di Ilaria Proietti, in forza al Fatto Quotidiano. Ma al momento di farlo non si è accorto dell’esistenza di un’altra giornalista, impiegata in una diversa redazione, con stesso nome. E così si è trovato a dover versare 4.700 euro nei confronti della donna, come risarcimento per le spese legali. Tentando poi di difendersi con una tesi che, però, gli utenti italiani non sembrano aver ritenuto verosimile, a giudicare dagli sfottò subito piovuti sui social.
Come scrive il Fatto Quotidiano, “è accaduto in una delle numerose azioni legali intentate contro di noi. Citazione civile nei confronti della società editoriale, del direttore e di tre giornalisti del Fatto. Tra i quali la nostra valida Ilaria Proietti, cronista del settore politico. Nata nel 1973 e non nel 1974 come l’omonima collega di altra testata che si è vista recapitare a casa la busta verde, gravido presagio di noie legali che tutti preferiremmo evitare. Immaginiamo la scena. Lo stupore. Va aperta una parentesi. L’equivoco non ci sarebbe stato se la citazione fosse stata notificata soltanto alla sede del giornale (e sarebbe stata valida comunque). Renzi però preferisce far notificare ai domicili privati dei giornalisti. Così forse i loro vicini di casa possono assistere alle procedure di consegna della citazione legale”.
“Parentesi chiusa. E chiuso anche il processo per l’Ilaria Proietti omonima: il giudice ha condannato Renzi a rimborsarle le spese legali sostenute, quantificate in 4.700 euro, da pagare subito. Una bastonata alla quale i legali dell’ex premier hanno provato invano a sottrarlo con motivazioni davvero singolari: le Ilaria Proietti iscritte all’albo dei giornalisti sono quattro (vero), e quelle che lavorano al Fatto Quotidiano sono due (falso, ce n’è una sola). E allora? Anzi, secondo il giudice proprio le omonimie avrebbero dovuto indurre Renzi a verificare con scrupolo chi stava chiamando in causa. Se guarirà dalla querelite, farà più attenzione la prossima volta”.
Ti potrebbe interessare anche: Canta “Faccetta nera” alla radio, è polemica contro l’assessora di Fratelli d’Italia