Quando si visita un luogo d’arte la tentazione di portarsi a casa un “souvenir” speciale si fa forte, e non tutti riescono a contenersi. Come quello che accaduto di recente nel Parco Archeologico di Pompei, quando un cittadini rimasto anonimo, ha restituito alla Sovrintendenza archeologica di Pompei un reperto sottratto ben mezzo secolo fa. “Cinquanta anni fa ho asportato da un edificio questo frammento. Me ne vergogno e lo restituisco al proprietario. Scusate”, ha scritto il ladro nel biglietto di scuse che va il reperto trafugato tempo prima. Si tratta di un frammento di antefissa (elemento della copertura dei tetti posto sulla testata delle travi del tetto o a occlusione dei canali terminali delle tegole negli edifici greci, etruschi e romani, ndr) che ritrae il volto di una donna in terracotta e che solitamente rappresenta una parte sporgente decorativa dei tetti delle domus antiche.
Attualmente, gli Scavi di Pompei sono dotati di circa 400 telecamere di videosorveglianza e di una vigilanza costante non solo dei custodi, ma anche degli stessi visitatori che negli anni hanno compreso il valore della città sepolta, oggi inestimabile patrimonio dell’umanità.
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