L’anno scorso un gruppo di ricercatori dell’Harvard University ha annunciato di avere creato una “Rete Cerebrale” iniettabile nel cervello, che prometteva di aiutare nella cura di malattie neurologiche come il Parkinson.
Rete cerebrale presto testata sulle persone
Durante questo anno i ricercatori hanno testato questa nuova invenzione su dei topi vivi, cercando di sperimentare più possibile la stimolazione neurale. Adesso finito il periodo di sperimentazione questa tecnologia è pronta al passo successivo che è quello della sperimentazione su persone.
Questa rete cerebrale, fatta di particelle d’oro e polimeri, è molto sottile, tanto da essere iniettabile tramite una siringa, quindi senza la necessità di ricorrere ad interventi particolarmente invasivi. Una volta iniettata all’interno, si va a fondere con il cervello, e, per come è stata progettata, i neuroni sono in grado di attraversarla.
La rete cerebrale necessita di un piccolo foro che ne permette il collegamento con l’esterno. Infatti, una volta impiantata è collegata ad un computer esterno che potrà monitorare l’attività cerebrale in modo da poter inviare, se necessario, dei piccoli segnali elettrici mirati ad evitare la morte dei neuroni che causa diverse malattie. È proprio la morte di gruppi di neuroni, in alcune aree del cervello, che provoca tremori e spasmi tipici di malattie come il Parkinson.
In un futuro, se questo tipo di tecnologia dovesse funzionare, la rete cerebrale potrebbe essere impiantata già dotata di appositi sistemi di alimentazione e controllo in grado di funzionare senza la necessità di essere collegati ad un computer esterno.
Oltre alla cura di malattie neurologiche, il gruppo di ricercatori crede che questo tipo di rete cerebrale possa avere risvolti anche nel campo della salute mentale. Infatti, potrebbe essere impiegata per mandare specifici segnali per trattare malattie quali la depressione o la schizofrenia.
I ricercatori hanno annunciato di essere pronti alla sperimentazione su persone e secondo l’MIT’s Technology Review inizieranno a collaborare con i medici del Massachussets General Hospital per effettuare esperimenti su pazienti affetti da epilessia.