Un imprenditore si è suicidato a causa della crisi e ha scritto una lettera destinata alla sua famiglia. Loro, per onorare la sua memoria e per mandare un messaggio a tutti, hanno deciso di inviarla a tutti i giornali affinché la pubblicassero. “Per anni, in attesa di una positività alla quale non credo più. Ed allora queste brevi parole per giustificare un passaggio terreno che non può ridursi ad una supina ed inerme accettazione degli eventi”.
Con queste parole, riportate in una lettera d’addio, Riccardo Morpurgo, imprenditore edile 64enne di Senigallia, ha spiegato i motivi che l’hanno spinto a suicidarsi.
La lettera, destinata alla famiglia, è stata inviata dalla stessa ad alcune testate, con l’invito a renderla pubblica. La figlia l’ha letta ad amici e parenti al termine del funerale del padre: a motivare il gesto, le difficoltà di affrontare la crisi che ha investito il settore edile.
Si legge sul Messaggero: “Una crudele, sfinente ed umiliante alternanza tra illusione e repentina disillusione, tra fiduciosa, e finalmente luminosa, speranza ed immediata cocente delusione, e così per anni, in attesa di una positività alla quale non credo più”.
“Ed allora queste brevi parole per giustificare un passaggio terreno che non può ridursi ad una supina ed inerme accettazione degli eventi: lo debbo ai miei figli ed a mia moglie che mi hanno sempre gratificato di una cieca fiducia e che certo non approveranno”.
“Lo debbo ai miei collaboratori, tutti ragazzi eccezionali che certamente hanno pieno diritto ad un futuro meno funereo di quello che invece si vuole loro prospettare, lo debbo ai miei tanti amici cari che molto patiranno, lo debbo a me stesso che della onestà, dell’etica, professionale e non, della libertà e giustizia sociale ho fatto un credo incrollabile”.
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