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“Riconoscimento facciale e telecontrollo”. Il Grande Fratello (reale) arriva nelle città italiane. Ecco chi vuole la “deriva cinese”

Da tempo siamo sottoposti a una sorveglianza costante, i nostri dati personali vengono raccolti e condivisi con o senza il nostro consenso. La tecnologia è in grado di ascoltarci anche quando non ce lo aspettiamo. Basta parlare di un argomento per essere subito inondati di pubblicità pertinenti. Ma tutto questo sembra non bastare ad alcune amministrazioni comunali, che spingono per un controllo ancora più stretto sui cittadini, in una sorta di Orwell 2.0 che si diffonde nelle nostre città.
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L’iniziativa di Roma

A Roma, la Giunta Capitale si distingue per le sue iniziative estreme. Dopo aver proposto la chiusura della città in una grande ZTL con ingressi controllati elettronicamente, un provvedimento che Nicola Porro definisce “assurdo, inutile e liberticida”, la Giunta Gualtieri non si ferma qui. L’Assessore alla Mobilità, Patané, ha infatti introdotto un sistema integrato di migliaia di telecamere “intelligenti” che raccoglieranno dati sensibili, promettendo però di utilizzarli “con discrezione”.
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Il Garante per la Privacy, però, non è altrettanto tranquillo. Dopo aver appreso dell’introduzione di telecamere con riconoscimento facciale nelle metropolitane romane, ha chiesto chiarimenti alla Giunta, ricordando che fino al 2025 vige una moratoria sull’installazione di tali sistemi in luoghi pubblici. L’uso del riconoscimento facciale è consentito solo all’Autorità giudiziaria, e la Giunta ha ora 15 giorni per fornire spiegazioni.
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Nicola Porro, nel suo commento, non esita a definire questo futuro “orwelliano e distopico”. La “deriva cinese” sembra ormai ben avviata, e tutto avviene nel silenzio generale. Le nostre città si trasformano lentamente in un Grande Fratello reale, e i cittadini sembrano accettare tutto questo senza protestare.

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