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Ponte Genova, a che punto è la ricostruzione? La verità tra slogan, lacrime e fake news

Crollo del ponte Morandi, come siamo messi a tre mesi di distanza dalla tragedia? La notizia più fresca l’ha data questa mattina (11 novembre, ndr) direttamente il sindaco di Genova, e commissario per la ricostruzione, Marco Bucci, durante la cerimonia di ricordo delle vittime. “Io penso che prima di Natale cominceremo i lavori di demolizione dei monconi del ponte Morandi”. Questa la conferma del sindaco e commissario per la ricostruzione Marco Bucci stamani sulla portaerei Cavour per la cerimonia di ricordo delle 43 vittime della tragedia.

“Ce la possiamo fare a iniziare la demolizione prima di Natale, se lavoriamo insieme con lo stesso spirito e lo stesso obiettivo, ce la faremo”. Ha poi aggiunto: “Ho già fatto il piano di progetto con il mio team pseudo-ufficiale, perché aspettiamo di avere l’ufficialità dal decreto. Ci siamo messi d’accordo con la Procura: presenteremo la richiesta ufficiale per il dissequestro del ponte non appena avremo il progetto di demolizione pronto, che daremo in contemporanea al Gip e alla Procura”.

“Il mio piano prevede che il 15 dicembre potranno partire i lavori di demolizione, saranno sulla parte ovest, di Cornigliano”. Secondo quanto spiegato dallo stesso primo cittadino nelle scorse settimane, i lavori dovrebbero partire dal moncone di ponente, poi si passerà alla demolizione di quello di levante potendo nel frattempo iniziare la ricostruzione a partire dalle nuove campate a ponente. Dal governo, intanto, purtroppo nessuna novità.

Avevano detto che il decreto sarebbe stato di massima urgenza e poi ci hanno messo una vita a tirarlo fuori, pieno di polemiche poi perché dentro ci avevano infilato di tutto, compresi i tagli al Terzo Valico e vari condoni edilizi che con la Liguria avevano poco a che fare. Il crollo del Ponte Morandi ha creato un vuoto infrastrutturale non solo a Genova, ma in tutta la Liguria. E adesso il governo sta correndo ai ripari per capire chi, come e a quale prezzo può ricostruire non solo il ponte, ma tutte le infrastrutture principali del capoluogo ligure.

Intanto è stata approvata la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, recante disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze. Tra le disposizioni introdotte meritano di essere evidenziate le seguenti: il provvedimento che contiene disposizioni in materia di interventi urgenti per il sostegno e la ripresa economica del territorio del Comune di Genova.

Qui viene disciplinata la nomina e le funzioni del Commissario straordinario per l’emergenza, allo scopo di garantire, con urgenza, le attività per la demolizione e lo smaltimento dei materiali di risulta, nonché per la progettazione, l’affidamento e la ricostruzione dell’infrastruttura ed il ripristino del sistema viario. È il Commissario straordinario con un incarico avente durata di 12 mesi (prorogata o rinnovata per non oltre un triennio dalla prima nomina), che provvede, attraverso una struttura di supporto, alle attività di demolizione, rimozione, smaltimento e l’affidamento e la ricostruzione del ponte.

Per l’espletamento di dette attività il Commissario straordinario opera in deroga ad ogni disposizione diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea. La Società Autostrade per l’Italia, in quanto concessionario, è tenuto, come responsabile del mantenimento in assoluta sicurezza e funzionalità dell’infrastruttura, a far fronte alle spese di costruzione della medesima e di ripristino del sistema viario.

L’art. 1-bis prevede misure per la tutela del diritto all’abitazione, contemplando una procedura diretta a garantire la celere immissione in possesso, da parte del Commissario, delle unità immobiliari oggetto delle ordinanze di sgombero emanate a seguito del crollo del ponte Morandi, accelerando le operazioni di ricostruzione dell’infrastruttura crollata. Di particolare importanza i commi che disciplinano la corresponsione delle indennità ai proprietari e agli usufruttuari prevedendo che il versamento sia effettuato dalla società Autostrade per l’Italia e che, in caso di omesso versamento del termine, provveda direttamente il Commissario in sostituzione e in danno del concessionario medesimo.

L’art. 3 prevede misure fiscali relative agli immobili che hanno subito danni a seguito del crollo o che sono stati oggetto di ordinanza di sgombero, contemplando l’esenzione Irpef, Ires, Irap, Tasi e Imu, escludendo altresì da imposizione diretta i contributi, gli indennizzi e i risarcimenti ottenuti da privati a seguito del crollo del ponte Morandi fino a recare l’esenzione dal pagamento dell’imposta di bollo e dell’imposta di registro per le istanza, contratti e documenti presentati alla pubblica amministrazione fino al 31 dicembre 2020, oltre che l’esenzione dall’imposta di successione, dalle imposte e tasse ipotecarie e catastali e dall’imposta di bollo per gli immobili demoliti o dichiarati inagibili a seguito del crollo.

Sono previste anche forme di esenzioni dal pagamento delle forniture di energia elettrica, gas, acqua e telefonia e vengono sospesi dal 14 agosto 2018 siano al 31 dicembre 2019 i termini di notifica delle cartelle di pagamento, quelli per la riscossione degli atti di accertamento esecutivo, i termini previsti per le attività esecutive da parte degli agenti della riscossione, nonché i termini di prescrizione e decadenza relativi all’attività degli enti creditori.

Un altro tema, però, scalda gli animi degli italiani: chi credeva che Genova dovesse essere il simbolo della rinascita italiana, forse si dovrà ricredere. Nell’ultimo viaggio a Shanghai di Marco Bucci, sindaco e commissario di Genova, e di Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità portuale del Mar Ligure occidentale, è nata l’idea che a ricostruire Genova possa essere una cordata cinese. Non solo per il Ponte, ma anche la Gronda. Ma Bucci precisa: “Qualora fosse un’azienda cinese, lo farà comunque con personale italiano”.

La China communication construction company (Cccc) ascolta interessata. Sa che l’Italia è un Eldorado di infrastrutture da rifare. E Genova è solo l’esempio più eclatante di quello che si potrebbe fare. Il governo di Pechino ha da tempo messo il capoluogo ligure nel mirino. Insieme a Venezia, Genova è una delle ancore della Cina nel Mediterraneo: uno dei porti della Nuova Via della Seta. E realizzare le infrastrutture che servono alla città può essere l’inizio della “conquista”.

In molti festeggiano l’idea che possano essere i cinesi a ricostruire le infrastrutture genovesi. E del resto non è un mistero che sia il ministro Danilo Toninelli che il vice premier Luigi Di Maio abbiano da tempo il progetto di portare gli investimenti cinesi in Italia. Ma tutto ha un prezzo. Proprio per questo motivo, c’è qualcuno che nel governo ha iniziato a storcere il naso, specialmente da parte leghista. Il vice ministro delle Infrastrutture, Edoardo Rixi, ha detto: “Se non siamo in grado di dare a un’azienda italiana la ricostruzione del viadotto, rischiamo un enorme danno di immagine. Sarebbe clamoroso a livello internazionale”.

L’Italia, però, è un Paese che ha eccellenze per costruire ponti, strade, aeroporti e qualsiasi altra infrastruttura. Le nostre imprese vengono chiamate in tutto il mondo per costruire grandi opere. E non si capisce perché in Italia debbano essere fatte da altri Paesi attraverso aziende controllate o collegate strettamente al governo di altri. Il simbolo di un Paese che rinasce è anche dato da questi segnali: che dopo una tragedia del genere, sia l’Italia a rimboccarsi le anime a mostrare al mondo di poter risorgere dalle proprie ceneri.

 

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