In Europa i materiali che cessano di essere rifiuti sono beni che devono poter essere venduti nel mercato. In Italia invece, ci si accinge a fare il contrario. Dopo l’eliminazione nella scorsa settimana del Sistri (il sistema di tracciabilità dei rifiuti), il testo dedicato alle norme sul fine vita dei rifiuti (il cosidetto End of waste) è tornato a galla questa volta come emendamento alla Legge di Bilancio, insieme al rischio di paralisi per tutto il sistema del riciclo e ricupero e l’aumento del flusso in discarica o negli inceneritori.
I rischi per il riciclo
Con la scelta di non abbracciare più le regole europee che semplificano il regolamento dell’end of waste, l’applicazione del nuovo emendamento pone talmente tanti vincoli alle attività di riciclo fino al punto di rallentare o addirittura impedire ai materiali riutilizzabili di uscire dal regime dei rifiuti e di rientrare in quello dei prodotti.
Da quanto si legge su Ansa, anche l’associazione ecologista di Legambiente ha protestato contro questa norma azzoppa-riciclo. Il Presidente dell’associazione Stefano Cifani, ha affermato che allo stato attuale l’emendamento risulterebbe controproducente, e facendo correre il rischio a disincentivare il riciclaggio dei rifiuti. Inoltre secondo Cifani, la norma in via di approvazione non ha tenuto conto dell’innovazione tecnologica sul riciclo che è maturata negli ultimi 20 anni (che quindi non verrebbe agevolata), ma ha preservato solo le autorizzazioni già rilasciate in base al vecchio decreto ministeriale del 5 febbraio 1998 sul recupero rifiuti. “Se l’emendamento venisse approvato così come è stato scritto – ha osservato il presidente di Legambiente – non risolverebbe il problema del blocco delle autorizzazioni degli impianti di riciclo con il rischio di aumentare i flussi a incenerimento e nelle discariche, invece, che indirizzarli a recupero di materia”.
La norma End of waste concepita dal ministero era stata tolta dal decreto Semplificazioni perché in questa versione non avrebbe semplificato nulla, anzi a il testo proposto era al contrario una complicazione. L’approccio dell’articolato era infatti quello punitivo, cartaceo e burocratico la cui applicazione non avrebbe aggiunto alcuna tutela ambientale e al contrario avrebbe creato spazi per i furbetti del rifiuto. Intanto ad oggi in Italia, le normative specifiche riguardano meno di un pugno di prodotti, come per esempio gli pneumatici usati. Tutto il resto che viene riciclato resta rifiuto in aeternum, e alle norme del rifiuto resta vincolato.
Intanto, nell’attesa che arrivi in futuro un altro decreto che contenga criteri generali di applicazione diversi da quelli europei già recepiti in Italia, entro 2-3 mesi invece, sarà operativo il nuovo Sistri, che sarà gestito in maniera diretta dal ministero dell’Ambiente. Fino alla sua piena operatività, i titolari soggetti alla tracciabilità dovranno continuare a usare il medesimo sistema utilizzato ora, ossia quello cartaceo che, assicura il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa in un videomessaggio su Facebook, “esisterà per il tempo tecnico” per realizzare il nuovo sistema che non si chiamerà più Sistri.
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