La nave argentata di Fincantieri-Salini Impregilo-Italferr, che si ispira al disegno di Renzo Piano, o il progetto per Genova di Cimolai immaginato da Santiago Calatrava? C’è questo e tanto altro nelle carte e nei plastici già all’esame della commissione di esperti al lavoro da lunedì e chiamata a scegliere il progetto vincente. Tra questi due piani già indicati come favoriti per la ricostruzione del Ponte Morandi, ci sarebbero varie similitudini tra di loro, come ad esempio la scelta di utilizzare l’acciaio come materiale principale, ma anche il budget dei costi da sostenere la costruzione del nuovo ponte (di poco superiore ai 200 milioni di euro complessivi). Ci sarebbero similitudini anche nelle tempistiche in cui rientrare per l’attuazione del progetto edile, in cui nessuna delle due imprese favorite vuole superare un anno di lavoro per rimettere in piedi il Morandi, forse proprio a causa delle maglie strette entro i quali il commissario (il sindaco di Genova Marco Bucci) ha inserito il percorso che conduce all’apertura dei cantieri, dove l’ultima parola su chi dovrà demolire quel che resta del Ponte Morandi e chi lo ricostruirà spetterà proprio a lui. Lo si saprà probabilmente già lunedì prossimo quando la commissione dei sette esperti fra ingegneri, docenti e professionisti, chiamata a esaminare tutti i progetti presentati, una quindicina, formulerà le sue valutazioni al commissario.
Ancora silenzio assoluto sui contenuti dei progetti, dove nessuno dei contendenti fornisce informazioni, ma i rendering delle due imprese favorite consentono di capire meglio la nuova forma che potrà assumere il nuovo ponte Morandi. Tra le varie aziende candidate per la ricostruzione, il progetto per ora capofila è quello elaborato da Fincantieri-Salini impregilo- Italferr, che si basa sul piano del famoso architetto Renzo Piano: un esaltazione del profilo allungato del ponte, che ricorda una nave, come l’ha definita lo stesso architetto. Fondazioni in calcestruzzo e tutto il resto in acciaio, il ponte ha il suo elemento caratterizzante nelle 43 lanterne che lo illuminano, ricordando le vittime del crollo del 14 agosto. La scelta di un colore chiaro (un tratto essenziale in quanto “pudico come i genovesi” ha ricordato l’architetto), con 22 campate e 18 pilastri quasi a formare la chiglia di una nave, che immagazzinerà durante il giorno quell’energia poi sprigionata dalle 43 vele di luce. Sotto, grandi spazi verdi, con percorsi pedonali e giardini. La cordata edile si è offerta altre a ricostruire, eventualmente anche a demolire quel che resta del Morandi.
La stessa offerta di demolizione-ricostruzione è stata anche presentata dal gruppo Cimolai di Pordenone, che ha consegnato alla commissione ben due proposte. Il leader italiano della carpenteria pesante, ha chiamato alla regia un architetto di fama mondiale come Santiago Calatrava (spagnolo naturalizzato svizzero), che nel progetto di ricostruzione del Morandi conferma come le forme e le strutture che si trovano in natura siano le sue fonti d’ispirazione. E a rafforzare il concetto, il gruppo di Pordenone sceglie una serie di docenti dell’università di Genova, fra i quali esperti di tematiche ambientali e aerodinamiche, come quelli che si dedicano alle ricerche nella galleria del vento.
Quanto al dettaglio delle due proposte, la prima è quella di un ponte lineare, un viadotto più evoluto rispetto a quelli tradizionali, tutto in acciaio con la sola esclusione delle fondazioni in calcestruzzo, sovrastato da strutture che ricordano dei capitelli. Il secondo invece è il più audace, ovvero l’idea è quella di un ponte strallato, con gli stralli che ricordano delle grandi reti da pesca. Come la cordata concorrente, il gruppo Cimolai si candida anche per la demolizione del Morandi. Dal punto di vista delle tempistiche di costruzione tra i due progetti, nel caso del ponte lineare sono stati stabiliti i tempi complessivi di tredici mesi (tre per demolire e dieci per costruire), mentre per quello strallato i mesi diventano 14 (11 dei quali per la costruzione).
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