Cos’è il riscatto della laurea
La laurea è un momento molto agognato della vita, che arriva alla fine di un percorso di studio. Sudata e desiderata, la laurea dà allo studente la qualifica di dottore in una materia e gli permette di ambire, teoricamente, a posti di maggior prestigio rispetto a quelli raggiungibili con il diploma. Per alcune professioni, tra l’altro, è obbligatoria la laurea: si parla di medicina, ingegneria, ma anche le materie come matematica o lettere, se si vuole diventare insegnanti nella scuola pubblica.
Gli anni di studio universitario sono esenti da contribuzione, perché lo studente non ha un contratto di lavoro. Tuttavia, specialmente per chi fa l’università a tempo pieno e non ha altri lavoretti esterni, questa diventa un vero e proprio impiego che occupa tutta la giornata.
Ecco perché è possibile richiedere il riscatto della laurea quando si trova un posto di lavoro. In questo modo, pagando una somma proporzionata al reddito al momento della richiesta, il contribuente può vedersi riconosciuti gli anni di università come anni di contribuzione.
Dal momento che le pensioni sono sempre più lontane, il riscatto della laurea può essere un valido alleato per avvicinare il momento del ritiro dal lavoro.
Come ha funzionato finora il riscatto della laurea
Finora il riscatto della laurea ha funzionato su base del reddito Irpef al momento della richiesta. Le persone che facevano domanda di riscatto presentando un contratto di lavoro ricevevano un calcolo sulla contribuzione da pagare, e una possibilità di rateizzazione mensile del contributo da pagare. Finora ci sono state due scuole di pensiero. Da una parte coloro che volevano riscattare la laurea appena trovato un posto di lavoro, per avere subito cinque anni di contribuzione all’attivo e per pagare i contributi con il contratto di lavoro da neo assunti, generalmente meno remunerativo dei contratti che si ottengono dopo tanti anni.
Dall’altro lato, invece, le persone che volevano conservare i cinque anni di laurea per un riscatto finale, prima della pensione. Questo avrebbe portato loro un costo sicuramente maggiore in virtù delle posizioni più alte raggiunte con il tempo, ma avrebbe accelerato di cinque anni la pensione. Sul finale, infatti, i lavoratori sono sempre più stanchi e non vedono l’ora che trascorrano gli ultimi anni prima della meritata pensione.
La proposta: riscatto della laurea a tasso fisso
Negli ultimi tempi è stata avanzata una proposta rivoluzionaria da diverse forze politiche: il riscatto della laurea a tasso zero. Secondo questa proposta, i beneficiari sarebbero i cosiddetti millennials, ovvero i nati sul finire del millennio: precisamente, i nati tra il 1980 e il 2000.
Finora, infatti, il riscatto della laurea ha seguito l’andamento della tassazione sul reddito. Con questa proposta, invece, sarebbe possibile fissare un prezzo per i neolaureati che si potrebbe rateizzare fino a 10 anni e rimarrebbe invariato, senza tassi d’interesse.
Un neolaureato che debba riscattare la laurea quadriennale con questo principio spenderebbe poco più di 20 mila euro. Le rate, diluibili per dieci anni, sarebbero di circa 170 euro mensili.
Inoltre, queste rate possono essere detratte dal modello 730 di contribuzione nella forma di credito d’imposta. Lo Stato restituisce le rate versate al contribuente in modo che quella somma venga impiegata per pagare altri tipi di contributi (come accade, ad esempio, con la detrazione delle visite mediche o delle tasse universitarie).
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