Mette le mani avanti, Giorgia Meloni: “Ereditiamo una situazione difficile, i ritardi del Pnrr sono evidenti e difficili da recuperare e siamo consapevoli che sarà una mancanza che non dipende da noi ma che a noi verrà attribuita anche da chi l’ha determinata”. Avrebbe detto così la leader di Fratelli d’Italia alla riunione del suo esecutivo.
Pur riconoscendo il ritardo, poche ore prima Mario Draghi si era espresso con ben altri toni, alla riunione con i ministri e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli.
“Non ci sono ritardi nell’attuazione del Pnrr – ha ribadito il presidente uscente – se ce ne fossero, la Commissione non verserebbe i soldi”.
Il problema riguarda, però, il periodo da luglio in poi, mese della caduta del governo: “Per quanto riguarda il secondo semestre, l’attuazione procede più velocemente dei nostri cronoprogrammi originari. Le elezioni e l’imminente cambio di governo hanno richiesto uno sforzo supplementare, per fare in modo che il nuovo esecutivo possa ripartire da una posizione il più avanzata possibile. Ad oggi, sono già stati
conseguiti 21 dei 55 obiettivi e traguardi previsti per la fine dell’anno, e ci aspettiamo di raggiungerne 29 entro la fine del mese”.