Il giornalista e scrittore Roberto Saviano portato a processo dall’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini. La causa dell’imputazione è la diffamazione. Saviano pronunciò alcune frasi nei confronti di Salvini e di Giorgia Meloni per la gestione dei migranti. “Sono fiero di essere imputato in questo processo, perché in questo modo potrò testimoniare in Tribunale per aver osato criticare tre ministri di questo governo”, dichiara l’autore. L’udienza rinviata al 1 giugno.
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Saviano a processo per Salvini, la prima udienza
Roberto Saviano è comparso davanti ai giudici questo pomeriggio per la prima udienza del processo per diffamazione a Matteo Salvini. Il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture non era presente. L’udienza è stata rinviata al primo giugno. Il primo post dopo l’udienza riprende lo scrittore in compagnia di altri autori vicini alla sinistra: Michela Murgia, Chiara Valerio e l’ultimo Premio Strega, Mario Desiati. Ma ne erano presenti molti altri. “Del processo vi dirò che c’erano gli Amici“, scrive Saviano.
Più tardi, le sue dichiarazioni alla stampa, poi riportate in un ulteriore post. “Sono fiero di essere imputato in questo processo, perché mi è data la possibilità di testimoniare al Tribunale di non voler permettere a leader di partito e ministri di blindare la possibilità di critica, fosse anche un grido”.
Lo scrittore ha anche aggiunto: “Era divenuto intollerabile come si relazionava al Sud Italia, utilizzandolo come bacino di voti facili. Cancellare la scorta, come Salvini invoca da anni, significava cacciarmi dal Paese, esattamente come auspicato, dopo le elezioni che hanno visto nascere quest’ultimo governo, da migliaia di loro simpatizzanti”.
Saviano a processo per Salvini, le frasi incriminate
Ai tempi del governo gialloverde, il Conte I, Roberto Saviano aveva definito Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno e ancora vicepresidente del Consiglio, “Ministro della Malavita“. Era lo stesso epiteto che il meridionalista Gaetano Salvemini rivolse all’allora presidente del Consiglio, Giovanni Giolitti, in un libro omonimo del 1910. Matteo Salvini, però, non ha gradito il pure impari paragone storico e ha preferito denunciare Saviano.
L’autore campano, sotto scorta per aver denunciato i boss della camorra e per il suo impegno contro le mafie, aveva anche definito “criminale” lasciare i migranti in mezzo al mare. Si rivolgeva sia a Salvini che al ministro Toninelli, che doveva decretare la chiusura dei porti. Al processo parteciperanno, in qualità di testimoni, l’attuale ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il segretario generale della Federazione europea dei giornalisti, Ricardo Gutierrez, e Oscar Camps, il fondatore di Open Arms.
La presenza di Piantedosi riguarda “le iniziative volte a verificare il regime di protezione al quale Saviano è sottoposto dall’ottobre 2007”. L’ipotesi, per dar seguito alla promessa elettorale di Salvini, è di valutare la revoca della scorta allo scrittore. Il 1 giugno sarà ascoltato Matteo Salvini in qualità di parte offesa.
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