Ormai i robot non sono più una novità, quello che sorprende è la velocità con cui questi umanoidi si evolvono e diventano sempre più utili e anche…intelligenti!
Se Hanson è noto per essere il robot in grado di simulare alla perfezione molte espressioni umane, Vera sta acquisendo popolarità per il suo incarico nel settore del recruitment.
Grazie ad una sofisticata tecnologia basata sull’intelligenza artificiale, la start-up Stafory che ha creato Vera ha potuto subito impiegarla per effettuare ricerche di personale per clienti importanti come Pepsi Co, L’Oreal e Ikea. L’obiettivo di Vera è quindi quello di prendere decisioni riguardanti essere umani!
La qualità di Vera è la sua capacità di intervistare più candidati contemporaneamente attraverso chiamate telefoniche o video. Può quindi selezionare il personale per ricerche che prevedono un elevato turnover e grandi quantità di colloqui. Stiamo parlando di commessi, camerieri, magazzinieri, lavoratori manuali di vario genere, muratori, imbianchini e impiegati amministrativi. Grazie alla sua capacità di dialogare con centinaia di persone simultaneamente Vera riesce a ridurre i costi della selezione di un buon 35% scremando il 90% dei candidati.
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Vera si chiama come la madre del ventottenne Vladimir Sveshnikov che assieme a Alexander Uraksin ha creato il Robot. Vera è in grado di riconoscere le frasi grazie ad una tecnologia di “speech recognition” basata sui sistemi di Google, Microsoft, Amazon e del motore di ricerca Russo Yandex. Il suo software è stato alimentato con 13 miliardi di esempi di discorsi e sintassi provenienti da programmi televisivi, Wikipedia, annunci di lavoro e altre fonti. Lo scopo è stato quello di darle modo di comprendere un gigantesco vocabolario, che, grazie ad un sofisticato “deep learning” ha dato modo al Robot di capire una domanda ed essere in grado di fornire una risposta.
I due ragazzi, entrambi esperti di ricerca e selezione del personale, hanno avuto l’idea di creare Vera perché si sentivano essi stessi dei Robot. Troppi colloqui ripetitivi e troppe valutazioni che si sovrapponevano hanno motivato Vladimir ed Alexander a intraprendere questo progetto innovativo con l’intento di automatizzare la valutazione delle “hard skills” ma anche delle “soft skills” dei candidati. Già perché nonostante i candidati selezionati da Vera debbano poi superare un secondo colloquio gestito da essere umani, in due anni di lavoro, Vera ha imparato anche a comprendere non solo le soft skills ma persino alcune emozioni.
Svechnikov e Uraksin infatti hanno lavorato per insegnare al Bot di Vera le basi per apprendere se un candidato è arrabbiato, felice, nervoso, deluso o insoddisfatto.
La sensazione è che un recruiter robotizzato possa svolgere mansioni di routine ma non sia ancora in grado di identificare il candidato da sottoporre al cliente finale. Solo questione di tempo?