Roma, gli investimenti non esistono. Dalle spese per le buche a quella per le scuole, dagli investimenti relativi alla cura del verde pubblico a quelli per l’apertura dei cantieri per la manutenzione complessiva della città: una graduatoria che vede Roma nelle posizioni arretrate, surclassata da tutte le principali realtà economiche della penisola. Un euro nella Capitale ogni 7 messi in campo a Napoli. I dati, impietosi, arrivano dalla Ragioneria generale dello Stato, che ha preso in esame tutto lo scorso anno e i primi tre mesi del 2019, confrontando la spesa in conto capitale – vale a dire quella riguardante opere pubbliche, manutenzioni straordinarie e altri interventi compresi nel piano investimenti – realizzata dai principali enti locali dello Stivale.
Nella classifica generale del 2018, in particolare, a Roma risultano spesi per investimenti 44 euro a cittadino, da parte dell’amministrazione comunale. Una cifra sette volte più bassa se confrontata con i 298 euro pro capite di Napoli. In testa alla graduatoria della spesa in conto capitale c’è Trieste, con 461 euro pro capite, seguita da Firenze (329), Napoli (298) e Modena (291).
Poi c’è il capoluogo lombardo (a Milano la spesa pro-capite è di 272 euro) che precede Venezia (192 euro a testa), Messina (190), Brescia (170) e Padova (163). La Capitale, in questa graduatoria, viene superata anche da Torino (129 euro di investimenti pro capite), Bari (127), Bologna (107) e Palermo (63). “Guardando i dati di cassa degli enti locali e dei Comuni in particolare, monitorati dalla Ragioneria generale dello Stato – commentano i tecnici del ministero dell’Economia – emerge un quadro che spiega non solo lo stato di crisi della Capitale, ma anche l’allarme rosso delle imprese che sono la spina dorsale dell’economia di Roma”.
Il problema, secondo i report nazionali, sarebbe quindi legato al fatto che il principale motore dell’economia romana, cioè il Campidoglio, è in stallo da alcuni anni. Nel 2018 il passivo del Campidoglio con le imprese è salito da 1,1 a 1,5 miliardi di euro e in totale sono quasi 5mila le ditte creditrici (erano 4.189 nel 2017, sono diventate 4.966 a tutto il 2018).
L’incremento del 2019, quindi, è solo un piccolo passo avanti in una situazione che resta molto difficile, soprattutto in rapporto con le altre realtà italiane. Basti pensare, che fatte le divisioni per residente, nel primo trimestre il Campidoglio ha emesso pagamenti alle imprese, pari a 25,7 euro pro capite.
Il capoluogo meneghino, invece, è a quota 70 euro per abitante, mentre Modena, in quanto a fatture saldate alle attività produttive, sale addirittura a 154 euro. “Come si può vedere – osservano ancora i tecnici del Mef – se metti le ganasce ad un importante motore di sviluppo anche una grande città, un’importante Capitale europea va in serio affanno”.
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