Nel Pd, tanto per cambiare, si apre una spaccatura. A dividere, stavolta, è il prossimo Referendum. Dopo le dichiarate posizioni opposte di Prodi e Letta, adesso è Rosy Bindi ad andare all’attacco del segretario dem Nicola Zingaretti, sempre più bersagliato e sempre più in balia della gestione complicata di un partito complicato. Rosy Bindi ha appena presentato un documento in cui si invita a votare No al referendum. E in calce parecchie firme che evocano il fascino del Novecento e delle culture costitutive della Carta. C’è anche la centenaria Marisa Rodano e il quasi centenario Guido Bodrato. E poi Don Ciotti di Libera, Susanna Camusso, l’Anpi, l’ex presidente del Senato Pietro Grasso.
Rosy Bindi, in un’intervista all’HuffingtonPost, spiega dunque le ragioni di questa scelta: “Questo documento è una spiegazione e un invito a votare No senza secondi fini, perché la Costituzione viene prima di tutto. Il segretario Nicola Zingaretti è stato molto duro con chi vota No? È un approccio che non mi appartiene e non ha mai appartenuto alla sinistra. La Costituzione viene prima dei Governi, sempre, non solo quando il Governo è Renzi o Berlusconi ma anche col Governo amico. Anche Renzi fece l’errore di legare il tema del Governo a quello della Costituzione. E io votai No anche allora. La mia fu una scelta di metodo, perché il metodo era sostanza in quanto incostituzionale”.
Continua Rosy Bindi che bastona ancora il segretario del PD: “Piuttosto ribalterei il ragionamento di Zingaretti: proprio perché ho a cuore la Costituzione, sono tra i più interessati affinché il Governo arrivi a fine legislatura perché in mezzo a questo percorso c’è l’elezione del presidente della Repubblica, che della Costituzione è il supremo garante. Stavolta voto No per il metodo e anche per il merito. Ho sempre ritenuto che si potesse intervenire sul numero dei parlamentari, nell’ambito di un disegno organico di riforma in grado di superare il bicameralismo perfetto. Non è questo il caso, in quanto il taglio lineare lascia irrisolti i problemi di fondo della democrazia parlamentati. È una riforma sbagliata e pericolosa, che aggrava tutti i problemi esistenti”.
Conclude Rosy Bindi: “Ci vedo certamente un pasticcio, ma non sempre i risultati dipendono dalle intenzioni, talvolta possono scappare di mano. E i pasticci sono fonti di derive, nella misura in cui viene indebolito il Parlamento e la rappresentanza. Questa scelta introduce nella modifica della Costituzione una torsione demagogica e populistica. Mi chiedo: ma perché ci si concentra sempre sul Parlamento e mai sui poteri veri del paese? Un Parlamento debole mina la vita democratica e apre la strada ai poteri forti, questa è la verità”.
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