Nessuna scusa da parte degli studenti, sospensioni blande da parte della scuola, ricorso dei genitori che annulla le sospensioni e nessuna solidarietà nei confronti della professoressa ferita.
A questo punto, dopo una vana attesa di tre mesi, Maria Cristina Finatti, docente di Scienze all’istituto “Federico Viola” di Rovigo, ha deciso di denunciare i suoi ventiquattro alunni e di puntare il dito contro l’atteggiamento del suo stesso istituto e dei genitori dei ragazzi.
Lo scorso 11 ottobre uno degli alunni del primo anno “accoglie” la sua professoressa scaricandole addosso i pallini di una pistola ad aria compressa, mentre i compagni la deridono e condividono tutto su Whatsapp, Facebook, Instagram e TikTok.
“Hanno sparato dall’inizio alla fine della lezione”, ha detto la docente nel corso della trasmissione “La vita in diretta” su Rai Uno, specificando, poi, che “la seconda raffica mi ha colpito in un occhio, facendomi molto male”.
A quel punto, racconta Finatti, “sono uscita dalla classe e ho pianto”. Aggiungendo che ormai, “Quando vado a scuola ho sempre il timore che i ragazzi mi deridano. Ho saputo che, un mese dopo quell’episodio, alcuni studenti hanno scimmiottato la scena di fronte a un collega, e quel collega ha dato loro una nota”.
Tutto ciò che la professoressa ha ottenuto è stato di poter cambiare classe, mentre l’istituto ha provveduto a sospendere l’autore del gesto e coloro che potevano essere riconosciuti. Ma la sospensione era di soli cinque giorni. Non solo. Uno dei genitori dei ragazzi ha fatto ricorso, ottenendo l’annullamento dei provvedimenti.
Data la situazione, la professoressa Finatti ha deciso di sporgere querela: “Una denuncia veramente sofferta, per tutelare la mia persona, perché sono stata umiliata”.
Le fanno eco i colleghi: “Dai ragazzi, tutti complici, non è pervenuto alcun ravvedimento”.
La professoressa specifica: “Finora mi hanno chiesto scusa solo un ragazzo e suo padre. Gli altri no. Sono stati tutti colpevoli. Ad ogni modo, se lo vorranno, sono sempre disponibile a ricevere le loro scuse. E spero avvenga”.
La procura ha aperto, intanto, un’inchiesta per interruzione di pubblico servizio, indagando tre studenti che avrebbero organizzato una specie di sfida a pistolettate in classe, gettando poi la pistola dalla finestra nel tentativo di sbarazzarsene.
Nel consiglio di classe istituito una settimana dopo i fatti, erano state comminate delle punizioni piuttosto blande, consistenti soprattutto in cinque giorni di sospensione per l’autore del gesto, cinque per il suo compagno che aveva ripreso la scena e due per colui che si era liberato dell’arma.
Le punizioni non sono mai state messe in atto, però, perché un genitore avrebbe presentato ricorso per un errore di stesura nel verbale del provvedimento.
A quel punto, la docente ha cambiato classe e non c’è stata, di fatto, alcuna conseguenza.
Soltanto uno dei ragazzi, e suo padre, hanno chiesto personalmente e pubblicamente scusa alla docente, specificando che la cosa fosse stata anche sconsigliata dalla scuola, che non avrebbe favorito gesti di questo tipo.