Ryanair continua a far molto discutere e non certo in positivo. Per la compagnia low cost irlandese, dopo l’annullamento di circa 2mila voli, sembra proprio che i guai non siano finiti.
A destare particolare sensazione, infatti, sono state ultimamente le interviste rilasciate da alcuni dei piloti che hanno deciso di passare ad altre compagnie, spinti a farlo non solo da stipendi migliori, ma anche da condizioni di lavoro meno umilianti.
La fuga dei piloti
Se in un primo momento il management di Ryanair aveva cercato di far passare quanto successo come un effetto del mutamento di calendario e di una errata gestione delle ferie, con il passare delle ore è diventato sempre più evidente come la questione fosse invece dovuta a ben altri motivi, a partire dalla vera e propria fuga di massa dei piloti. Sarebbero infatti oltre 700 quelli che hanno deciso di mollare la compagnia low cost in favore della concorrenza, aprendo così il buco che ha poi spinto alla cancellazione dei voli.
Il danno d’immagine è stato abbastanza evidente, anche se solitamente queste vicende non lasciano grandi segni, ma a preoccupare Ryanair è proprio il fatto che altri lavoratori potrebbero decidere di seguire l’esempio, con conseguenze devastanti.
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Condizioni di lavoro troppo pesanti
Intanto, sui giornali iniziano ad apparire interviste con piloti che sono già andati via oppure rimasti in Ryanair, ma solo in attesa di offerte migliori. Dalle dichiarazioni rilasciate, appare subito chiaro come il vero problema, oltre a stipendi che sono generalmente più bassi rispetto alle altre compagnie, è quello relativo alle condizioni di lavoro, spesso umilianti. Condizioni che vanno a stridere con l’immagine che l’opinione pubblica ha sempre avuto di un settore ritenuto formato da lavoratori privilegiati. La compagnia irlandese sembra invece caratterizzarsi per orari di lavoro molto duri e la mancanza di qualsiasi benefit a favore dei propri lavoratori. Un regime che infine porta all’usura e al desiderio di cambiare senz’altro aria.
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Un mercato molto aperto
Va peraltro considerato come il mercato dell’aviazione civile si trovi in una fase di forte crescita, con una sempre maggiore apertura, tale da tradursi in concorrenza spietata. Se Ryanair ha declinato la nuova situazione nel senso della massima compressione di salari e condizioni di lavoro, in modo da poter abbattere i costi, altre compagnie hanno optato per una strada diversa. La loro scelta si è infatti tradotta in una politica tesa ad avere i piloti dotati di maggiore esperienza premiandone la professionalità. Molti di questi sono stati trovati proprio presso il vettore aereo irlandese, come dimostra il caso di Norwegian, ove solo negli ultimi mesi sono passati oltre 170 piloti di Ryanair, o di Xiamen Airlines, compagnia cinese che sta letteralmente calamitando comandanti, offrendo ad esempio casa e automobile per spingerli a cambiare posto di lavoro.
Resta quindi da capire cosa vorrà fare la compagnia nei prossimi mesi, considerato che, come detto da un pilota durante un’intervista, senza il personale di bordo un aereo di linea non può decollare. Se Ryanair non si dovesse decidere a migliorare le relazioni con il proprio personale, la fuga di massa potrebbe continuare, mettendo presto fuori gioco quello che sino a poche settimane fa sembrava un primattore dell’aviazione civile.
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