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Sacchetti bio: dopo la guerra a Renzi, altra clamorosa marcia indietro dei 5Stelle

Quanto non gli piacevano i sacchetti di plastica bio, lo ricordate? Si erano addirittura inventati che il governo li avesse inseriti per accontentare un immaginario cugino di Renzi. Ma si sa, i 5Stelle sono fatti così… E adesso che succede? Nulla di nuovo, solo l’ennesimo testa-coda del Movimento che, dopo aver lanciato la crociata contro l’obbligo di pagamento dei sacchetti targato Pd, ha alzato un muro per salvare gli stessi sacchetti dalla messa al bando voluta dalla Commissione europea.

Nei supermercati non si è mai placata la rivolta contro la norma che imponeva di usare solo sacchetti di bioplastica e di farli pagare ai consumatori, pena una sanzione choc: fino a 100mila euro. Nella foga, i social network pentastellati “arrotondarono” un po’, aggiungendo dettagli inventati.

Un boomerang, perché Renzi ebbe buon gioco a smentire le parti inventate della notizia. Comunque, il governo dell’epoca cercò di limitare i danni, sostenendo che la norma era “richiesta dall’Europa”. La direttiva Ue, a dire il vero, però, specificava anche che si poteva esentare i sacchetti dell’ortofrutta dall’obbligo di pagamento. Insediatosi il governo gialloverde, si poteva presumere che, dopo la campagna contro i sacchetti, cancellasse l’obbligo di pagamento. E invece, sorpresa! alla fine dello scorso anno è stato discusso un progetto di direttiva che imponeva un’immediata messa al bando di tutti gli utensili plastici monouso.

Nel progetto originale della direttiva non c’era alcuna distinzione tra i diversi modelli di plastica, quindi nella lista nera sarebbe finita anche la plastica biodegradabile e compostabile. Un materiale di cui l’Italia ha conquistato una significativa fetta, cresciuta nell’ultimo anno anche grazie al contributo a carico dei cittadini imposto sui sacchetti. “Con quel centesimo – dice Marco Versari – abbiamo portato lavoro in Italia. E abbiamo consolidato un’industria aumentando le esportazioni anche in Paesi come la Francia”.

Sta di fatto che una volta al governo, l’M5s, attraverso i suoi europarlamentari, costruisce un asse trasversale e a Strasburgo riesce a evitare la messa al bando delle bioplastiche. A confermarlo è il ministro Sergio Costa in un’intervista al Corriere: “In Europa la Lega e il M5s hanno portato avanti la battaglia sulle plastiche compostabili”. Lo conferma anche Versari: “I grillini si sono impegnati e hanno fatto bene: non si poteva colpire così un intero settore industriale italiano”. A completare il romanzo c’è un’ultima singolare coincidenza…

A novembre 2017, alla vigilia dell’applicazione della legge sui sacchetti, Renzi si recò in visita alla Novamont e disse ai giornalisti: “Dovremo fare ulteriori sforzi per valorizzare questa eccellenza italiana”. Un anno dopo, Beppe Grillo si reca in visita alla Novamont, che i grillini avevano accusato di essere “azienda renziana” e la loda come “eccellenza italiana da far conoscere a tutti”. Tranquilli, è solo l’ennesima giravolta. Tra un po’ si riprenderanno tutti e sarà tutto più chiaro: per ora è ancora difficile, a forza di giravolte, gira troppo la testa per capire le cose.

 

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