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Salario minimo, Conte attacca la Meloni: “Guadagni 30 volte di più”

Giuseppe Conte non fa sconti a Giorgia Meloni e attacca con parole durissime il presidente del Consiglio. Accade a margine di un convegno organizzato dall’Università Roma Tre dal titolo ‘Inflazione e salari: quali politiche?’. La rabbia incontenibile di Conte è dovuta alle recenti decisioni del governo di centrodestra contro il salario minimo e il reddito di cittadinanza.
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Conte attacca Meloni sul salario minimo

“Abbiamo un governo reazionario e della restaurazione. – Conte punta così il dito contro la Meloni parlando di salario minimo – Getta benzina sul fuoco. In modo consapevole sta programmando un incendio sociale. Sul piano interno hanno una visione: il darwinismo sociale. Hanno detto: ‘vogliamo consentire a chi vuol fare di fare’. Ma se uno non ha da mangiare che può fare? Si può solo disperare. Hanno usato un principio di meritocrazia fasullo e ci hanno dato solo delle prese in giro”.

“È comprensibile che la presidente Meloni non creda al salario minimo legale e alla sua necessità perché guadagna delle indennità che sono fino a 30 volte il salario minimo legale. – affonda ancora il colpo Conte – Ma non si possono chiudere gli occhi sulla realtà italiana dove ci sono milioni di lavoratori e lavoratrici che vengono sfruttati e non portano a casa una busta paga dignitosa”.

“Voglio sperare che la Meloni, che ha già smantellato il reddito di cittadinanza e precarizzato ancora di più i rapporti di lavoro, si renda conto che qui sta creando un disagio sociale. – insiste il leader del M5S – In altri Paesi stiamo vedendo il disagio sociale quali conseguenze comporta. Il governo sta acuendo le disuguaglianze”. Poi, in merito all’invito di Carlo Calenda a Elly Schlein di incontrare Meloni per il salario minimo, Giuseppe Conte sottolinea: “Lasciamo stare le dichiarazioni del momento di Calenda. Sul salario minimo legale abbiamo fatto un lavoro serio, non ci siamo affidati a dichiarazioni estemporanee. Abbiamo lavorato a fari spenti e si è aggiunto Calenda. Ben venga, ma ora le smanie di protagonismo mettiamole da parte”.
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